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La società dell'arte. Saggi di sociologia dell'arte moderna - Artonweb

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necessità <strong>di</strong> impostare in modo nuovo il rapporto fra arte e <strong>società</strong>,<br />

Van de Velde vide nell'architettura l'area privilegiata <strong>di</strong><br />

applicazione <strong>di</strong> un potente senso razionalistico <strong>di</strong>scendente dal<br />

modello tecnico-produttivo moderno, anche se contemperato da<br />

istanze in<strong>di</strong>vidualistiche che ne attutiscono il rigore formale.<br />

Questi quattro momenti possono <strong>di</strong>rsi in qualche modo seminali<br />

dell'esperienza del Bauhaus, che tuttavia ha il merito, rispetto<br />

ai suoi antecedenti, <strong>di</strong> aver formulato con maggiore luci<strong>di</strong>tà<br />

teorica e sistematicità <strong>di</strong> impostazione quanto si andava manifestando,<br />

o si era già manifestato (come nel caso <strong>di</strong> W.Morris), nel<br />

campo <strong>dell'arte</strong> in relazione all'evoluzione in senso tecnicoindustriale<br />

della <strong>società</strong>.<br />

Il programma del Bauhaus che Gropius espose nel "Manifesto" da<br />

lui redatto nel 1919 all'atto <strong>di</strong> assumere la <strong>di</strong>rezione della<br />

Scuola (sostituendo Van de Velde), pone infatti senza mezzi termini<br />

i principi fondamentali <strong>di</strong> un'arte della civiltà industriale e<br />

facendo tesoro delle esperienze anticipanti più sopra descritte,<br />

cerca <strong>di</strong> risolverne i limiti intrinseci, sintetizzabili nella<br />

posizione fra - già presente anche al filosofo Bloch, come si è<br />

visto - fra il formalismo intellettualistico <strong>di</strong> una produzione<br />

artistica o artigianale colta (tipico <strong>di</strong> Morris, per esempio) ed<br />

una rigida nozione <strong>di</strong> funzionalismo in chiave antiornamentale<br />

(alla Loos, tanto per intendersi). Nel programma del '19 viene<br />

pertanto riba<strong>di</strong>to il principio <strong>di</strong> unità delle arti, che da generica<br />

formulazione o petizione <strong>di</strong> principio si trasforma così in<br />

coniugazione razionale e pratica della consapevolezza dei bisogni<br />

nuovi della <strong>società</strong> con la certezza del possibile valore estetico<br />

del prodotto industriale. Nel Bauhaus insomma la ricomposizione<br />

del rapporto arte/industria passa attraverso un modo <strong>di</strong> concepire<br />

le potenzialità tecniche dell'apparato produttivo che fin dal<br />

momento progettuale ponga in relazione <strong>di</strong>alettica i concetti <strong>di</strong><br />

forma e <strong>di</strong> funzione: la qualità estetica dell'oggetto moderno non<br />

può più essere pensata nei termini tra<strong>di</strong>zionali, come qualcosa <strong>di</strong><br />

astratto dalla collocazione <strong>di</strong> quello stesso oggetto nel contesto<br />

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