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Italia a Tavola Ottobre 2020

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OLIO<br />

è far comprendere al consumatore che è un diritto<br />

e un dovere scegliere il vero olio italiano, di qualità,<br />

franto in <strong>Italia</strong>, proveniente da zone ben determinate,<br />

in cui meglio se sono specificate le varietà olivicole,<br />

visto che oramai, nell’indirizzario del germoplasma<br />

nazionale, siamo a oltre 600 cultivar.<br />

Il nostro Paese ha bisogno si esportare almeno<br />

altre 300mila tonnellate di olio dall’estero, dal momento<br />

che il fabbisogno nazionale è cresciuto notevolmente<br />

negli ultimi anni. C’è un solo particolare;<br />

oltre ai soliti paesi del Mediterraneo, quali Spagna e<br />

Grecia, che hanno sempre fornito oli di bassa qualità,<br />

che venivano venduti alle industrie e multinazionali<br />

presenti in <strong>Italia</strong>, si è prepotentemente inserita una<br />

nuova realtà: la Tunisia.<br />

Grazie a dazi azzerati regalati dalla Comunità europea<br />

e anche grazie al Governo italiano, che non ha<br />

mai pensato abbastanza al bene dei nostri contadini<br />

e olivicoltori, la Turchia è passata dalla produzione di<br />

140mila tonnellate nel 2018 a quasi 380mila tonnellate,<br />

superando di gran lunga l’<strong>Italia</strong>.<br />

L’Europa importa il 78% dell’olio tunisino sfuso e<br />

gli Usa invece richiedono quasi il 50% di olio confezionato.<br />

Di fronte a questi dati, quasi sconcertanti, sia<br />

per la qualità dubbia, sia per la bandiera italiana che<br />

La regione regina<br />

per abbondanza<br />

di olive,<br />

la Puglia, registra<br />

una flessione<br />

del 50%.<br />

Stessa<br />

percentuale<br />

per la Calabria<br />

e solo il 18%<br />

in meno<br />

per la Sicilia.<br />

Preoccupano<br />

le importazioni<br />

dalla Tunisia<br />

viene come sempre calpestata<br />

di fronte a interessi internazionali,<br />

sta al consumatore finale<br />

scegliere e comprendere la vera<br />

qualità dell’olio italiano. I bravi<br />

e moderni produttori stanno investendo<br />

in social e internet per<br />

far conoscere attraverso foto,<br />

video e comunicazioni le nuove<br />

frangiture di olio e la nascita<br />

del nuovo nettare pronto per le<br />

tavole. Non è sciovinismo nazionale,<br />

ma una necessità, quella di far comprendere<br />

che l’<strong>Italia</strong> dalle Dolomiti all’Etna, ha la capacità sia<br />

per quantità, sia, soprattutto, per qualità, di avere una<br />

gamma di oli eccellenti, profumati ed esaltatori di<br />

tutti i piatti della cucina regionale italiane.<br />

Non solo la ristorazione e l’hôtellerie, deve ricercare<br />

le nicchie degli oli regione per regione, anche la<br />

famiglia italiana merita di comprendere le diverse<br />

profumazioni, le intensità e persistenze che derivano<br />

da zona a zona e da cultivar a cultivar. Il sogno di tutti<br />

i produttori è quello di evitare di acquistare oli del<br />

Mediterraneo che non esaltano neanche una crosta<br />

di pane secca.

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