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OLIO<br />
è far comprendere al consumatore che è un diritto<br />
e un dovere scegliere il vero olio italiano, di qualità,<br />
franto in <strong>Italia</strong>, proveniente da zone ben determinate,<br />
in cui meglio se sono specificate le varietà olivicole,<br />
visto che oramai, nell’indirizzario del germoplasma<br />
nazionale, siamo a oltre 600 cultivar.<br />
Il nostro Paese ha bisogno si esportare almeno<br />
altre 300mila tonnellate di olio dall’estero, dal momento<br />
che il fabbisogno nazionale è cresciuto notevolmente<br />
negli ultimi anni. C’è un solo particolare;<br />
oltre ai soliti paesi del Mediterraneo, quali Spagna e<br />
Grecia, che hanno sempre fornito oli di bassa qualità,<br />
che venivano venduti alle industrie e multinazionali<br />
presenti in <strong>Italia</strong>, si è prepotentemente inserita una<br />
nuova realtà: la Tunisia.<br />
Grazie a dazi azzerati regalati dalla Comunità europea<br />
e anche grazie al Governo italiano, che non ha<br />
mai pensato abbastanza al bene dei nostri contadini<br />
e olivicoltori, la Turchia è passata dalla produzione di<br />
140mila tonnellate nel 2018 a quasi 380mila tonnellate,<br />
superando di gran lunga l’<strong>Italia</strong>.<br />
L’Europa importa il 78% dell’olio tunisino sfuso e<br />
gli Usa invece richiedono quasi il 50% di olio confezionato.<br />
Di fronte a questi dati, quasi sconcertanti, sia<br />
per la qualità dubbia, sia per la bandiera italiana che<br />
La regione regina<br />
per abbondanza<br />
di olive,<br />
la Puglia, registra<br />
una flessione<br />
del 50%.<br />
Stessa<br />
percentuale<br />
per la Calabria<br />
e solo il 18%<br />
in meno<br />
per la Sicilia.<br />
Preoccupano<br />
le importazioni<br />
dalla Tunisia<br />
viene come sempre calpestata<br />
di fronte a interessi internazionali,<br />
sta al consumatore finale<br />
scegliere e comprendere la vera<br />
qualità dell’olio italiano. I bravi<br />
e moderni produttori stanno investendo<br />
in social e internet per<br />
far conoscere attraverso foto,<br />
video e comunicazioni le nuove<br />
frangiture di olio e la nascita<br />
del nuovo nettare pronto per le<br />
tavole. Non è sciovinismo nazionale,<br />
ma una necessità, quella di far comprendere<br />
che l’<strong>Italia</strong> dalle Dolomiti all’Etna, ha la capacità sia<br />
per quantità, sia, soprattutto, per qualità, di avere una<br />
gamma di oli eccellenti, profumati ed esaltatori di<br />
tutti i piatti della cucina regionale italiane.<br />
Non solo la ristorazione e l’hôtellerie, deve ricercare<br />
le nicchie degli oli regione per regione, anche la<br />
famiglia italiana merita di comprendere le diverse<br />
profumazioni, le intensità e persistenze che derivano<br />
da zona a zona e da cultivar a cultivar. Il sogno di tutti<br />
i produttori è quello di evitare di acquistare oli del<br />
Mediterraneo che non esaltano neanche una crosta<br />
di pane secca.