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Nr. 4 (21) anul VI / octombrie-decembrie 2008 - ROMDIDAC

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iacquistare il suo essere corporeo e riprendere la vita che ha vissuto prima<br />

di essere repentinamente uccisa.<br />

Una ipotesi critica sull’identità del protagonista del romanzo “Noapte<br />

de Sânziene”, ristampato in una edizione elegantissima (Editura Univers<br />

Enciclopedic, 1990, 570 p.), tradotta in francese (Gallimard, 1955) e in italiano<br />

sotto il titolo di “La foresta proibita” (Jaca Book, due edizioni:1955,1986)<br />

potrebbe identificare Stefan Viziru coll’emineschiano Iperione disceso nella<br />

storia della Romania e dell’Europa degli anni 1936-1939. Supponiamo che<br />

lo scioglimento dall’ immortalità richiesto da Iperione alla suprema istanza<br />

celeste, “Il Padre”, venga esaudito:”Dal peso del brumooso eterno,/Scioglimi<br />

Padre sacro/Ti sia il nome lode eterna/Per tutto il creato”. Raggiunta la nostra<br />

terra, lui si incarna e prende i tratti di un giovane uomo di nome Stefan Viziru;<br />

laureato in economia a Parigi, fa il consigliere in un Ministero a Bucarest. E’<br />

sposato con Ioana che gli darà un figlio, viaggia all’estero con diverse mansioni,<br />

va al fronte da volontario, avrà amici intimi e conoscenti nell’ambiente mondano<br />

dei caffè della Capitale. Verrà arrestato e imprigionato, perché sospettato di<br />

simpatie per il movimento legionario o di spionaggio. Avrà parte di parecchie<br />

sciagure che colpiranno la sua famiglia, ma anche di uno strano rapporto<br />

adulterino con la maliarda Stella Zissu a Lisbona.<br />

Ma tutta questa febbrile agitazione avventurosa e sentimentale in cui<br />

vive, non annulla per niente e in nessuna circostanza il sigillo spiritualista, il<br />

codice genetico sovrumano di origine iperionica del personaggio. Stefan; nel<br />

suo eventuale ex-avatar di spirito alato iperionico, aveva fatto il suo tirocinio<br />

rispetto alla cosmogonia dei meandri temporali presso celebri nomi tipo<br />

Dionis, Poesis, Cesara, Ieronim, Dan, Ruben, altrettanti personaggi della<br />

narrativa emineschiana, con una tappa obbligatoria di soggiorno nell’isola di<br />

Euthanasius.<br />

Con una tale parentela e informazione illustre, Stefan-Iperione scende in<br />

terra, nell’esilio della Storia, inseguito a vita dalla differenza essenziale tra lui<br />

e i comuni mortali: “Essi han solo le lor stelle/Di buona e mala sorte/Noi oltre<br />

tempo oltre spazio/Siamo oltre morte”. Mentre Catalina si era rassegnata alla<br />

fortuna e alla volontà di un indegno cicisbeo addestratore, decadendo dalla<br />

mitologia marianica nella metonimia del volto di polve, Stefan-Iperione scende<br />

sulla terra per sciogliere, sulle orme di Parsifal, il mistero della malattia del<br />

Re Pescatore. Mette la sola domanda che bisognava essere messa: dove si<br />

trova il calice del Santo Graal? In quell’attimo scoppia il circolo vizioso della<br />

maledizione. La morte di Stefan in un incidente automobilistico accanto alla<br />

sua amata con la quale aveva vissuto il momento unico dell’apertura dei cieli<br />

(ierofania) richiama il simbolo del sollevamento del corpo luminoso del Figlio<br />

alla dimora del Suo Padre celeste, il ritorno d’Iperione al Verbo primordiale,<br />

prigioniero del Logos, così come i comuni mortali, rinchiusi nel cerchio del<br />

proprio Essere e dell’ effimero, sono prigionieri dell’angusto cerchio: “Solo<br />

nel vento essi plasman/Deserti ideali/Quand’onde trovan una tomba/Addietro<br />

sorgon onde”.<br />

EX PONTO NR.4, <strong>2008</strong><br />

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