Dizionario di retorica - Livros LabCom - UBI
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Stefano Arduini & Matteo Damiani 109<br />
leggi’. Si <strong>di</strong>stinguono <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> evidenza della finta lex potentior:<br />
1. La qualitas absoluta possiede il massimo grado <strong>di</strong> evidenza della lex<br />
potentior (“bisogna obbe<strong>di</strong>re più a Dio che agli uomini”); 2. Nella qualitas<br />
assumptiva vengono addotti (assumere) motivi <strong>di</strong> scusa più deboli,<br />
con cui viene <strong>di</strong>feso: a. o il fatto stesso, b. o soltanto il reo. Il fatto dunque<br />
viene <strong>di</strong>feso dal suo autore in quanto: a.1. Viene presentato come<br />
giusta punizione, nella → relatio, <strong>di</strong> chi è il colpito dal fatto medesimo<br />
(‘feci sed merui’: ho fatto e ho meritato le successive conseguenze);<br />
a.2. Nella comparatio il fatto viene presentato come utile per il bene<br />
comune (‘feci, sed profui’, l’ho fatto, ma è servito a tutti). Il reo si <strong>di</strong>fende<br />
come persona respingendo il fatto commesso nei mo<strong>di</strong> seguenti:<br />
b.1. Nella remotio raffigurando se stesso come un automa mosso da una<br />
forza tirannica su cui <strong>di</strong>scarica la colpa (‘feci, sed alter me impulit ut<br />
facerem’). B.2. Adducendo nella concessio più deboli motivi <strong>di</strong> scusa,<br />
e cioè: b.2.1. Afferma nella → purgatio la sua buona intenzione (bona<br />
voluntas, bonus animus) nel compimento dell’azione, e presenta il fatto<br />
come influenzato e prodotto da con<strong>di</strong>zioni occasionali, come il caso<br />
e la necessità (casus, fortuna, necessitas) o la limitatezza della natura<br />
umana (error). b.2.2. Ammette nella → deprecatio <strong>di</strong> avere agito in<br />
mala fede (mala voluntas, malus animus) ma, adducendo i suoi meriti<br />
(precedenti o anche futuri) nei confronti del bene pubblico, invoca un<br />
giu<strong>di</strong>zio mite, che potrà giovare anche al giu<strong>di</strong>ce. →.<br />
licènza [s.f.] Si ha quando l’oratore si esprime con schiettezza, senza troppi<br />
riguar<strong>di</strong> per la sensibilità dell’u<strong>di</strong>torio. Può anche in<strong>di</strong>care la libertà<br />
espressiva <strong>di</strong> chi parla coraggiosamente e senza nascondere niente,<br />
nonché la sfrenatezza <strong>di</strong> chi si esprime senza moderazione alcuna. →<br />
licenza poetica.<br />
ligatio [s.f.] → zeugma.<br />
linguaggio figurato [loc.s.m.] Linguaggio che, avvalendosi <strong>di</strong> parole o enunciati<br />
utilizzati nella loro valenza connotativa (cioè in relazione ad un<br />
supplementare valore allusivo, emozionale ed evocativo al <strong>di</strong> là dello<br />
specifico valore informativo), concede più vivacità, espressività, personalizzazione<br />
al <strong>di</strong>scorso. (→ figura, figura <strong>retorica</strong>).<br />
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