Dizionario di retorica - Livros LabCom - UBI
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Stefano Arduini & Matteo Damiani 117<br />
simboli e nella possibilità <strong>di</strong> questi simboli <strong>di</strong> trasformarsi in linguaggio.<br />
Il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Vico non è lontano dalla posizione <strong>di</strong> Nietzsche.<br />
In Darstellung der antike Rhetorik (in Fredrich Nietzsche, Werke, Bd.<br />
4, Vorlesungsaufzeichnungen (WS 1871/72 – WS 1874/75), Bearbeitet<br />
von Fritz Bornmann und Mario Carpitella, Berlino – New York,<br />
De Gruyter, 1995) Nietzsche scrive ad esempio che la <strong>retorica</strong> non è<br />
un artificio che si sovrappone alla lingua, è piuttosto vero il contrario.<br />
Per Nietzsche non esiste alcun “grado zero” del linguaggio, non<br />
esiste una naturalità non <strong>retorica</strong> <strong>di</strong> esso. La <strong>retorica</strong> nietzschiana si<br />
presenta nei termini <strong>di</strong> una abilità cognitiva che seleziona determinate<br />
forme attraverso le quali il mondo circostante viene definito. In altri<br />
termini l’apparato delle figure è la maniera autenticamente originale <strong>di</strong><br />
significazione.<br />
Dopo la grande trattatistica del passato il tema della metafora ritorna<br />
con lo sviluppo novecentesco della linguistica e della filosofia del linguaggio,<br />
ambiti in cui si registrano orientamenti che privilegiano ora<br />
gli aspetti <strong>di</strong> deviazioni da una norma standard, ora il valore cognitivo.<br />
In realtà tale duplicità risale ad Aristotele, che ha inteso da un lato la<br />
metafora come scarto dall’uso comune, dall’altro come strumento conoscitivo.<br />
Il tema dello scarto è stato ad esempio affrontato da Gérard<br />
Genette, che si è riallacciato a Du Marsais e soprattutto alla critica che<br />
ne aveva fatto Fontanier. Un modo del tutto particolare <strong>di</strong> intendere<br />
la metafora come scarto è rappresentato dalla <strong>retorica</strong> sviluppata dal<br />
Gruppo μ dell’Università <strong>di</strong> Liegi, che ha fra i propri rappresentanti J.<br />
Dubios, F. Edeline, J. M. Klinkenberg, Ph. Minguet, F. Pire, H. Trinon.<br />
Secondo il Gruppo μ lo scarto non può essere considerato una deviazione<br />
rispetto al “linguaggio quale ci è dato” (Gruppo μ 1976, Retorica<br />
Generale, Milano, Bonpiani: 50) ma rispetto ad un grado zero inteso<br />
come l’insieme degli enunciati ridotti ai loro semi essenziali; questi autori<br />
hanno inoltre <strong>di</strong>stinto un grado zero assoluto da uno pratico. L’idea<br />
<strong>di</strong> grado zero del Gruppo <strong>di</strong> Liegi oscilla dunque fra una concezione<br />
sostanzialmente metalinguistica: il grado zero non esiste nella realtà<br />
ma è ottenuto per soppressione <strong>di</strong> semi essenziali; e una concezione<br />
pragmatica: il grado zero pratico. A partire dall’idea <strong>di</strong> grado zero appena<br />
vista, essi intendono lo scarto come “un’alterazione riconosciuta<br />
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