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1° Rapporto sullo Stato dell'Ambiente del Comune di ... - PUCG

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aree minerarie per le quali non siano noti casi <strong>di</strong> contaminazione o presenza <strong>di</strong> rifiuti<br />

potenzialmente tossici e nocivi;<br />

• le aree industriali <strong>di</strong>smesse appartenenti a cicli produttivi non identificati;<br />

• i siti <strong>di</strong> <strong>di</strong>scarica con presenza <strong>di</strong> rifiuti potenzialmente tossici e nocivi o con evidenza<br />

<strong>di</strong> contaminazione;<br />

• le aree industriali <strong>di</strong>smesse con evidenza <strong>di</strong> contaminazione o con presenza accertata<br />

<strong>di</strong> rifiuti potenzialmente tossici e nocivi o con attività produttive ad alto rischio.<br />

Sono stati inoltre in<strong>di</strong>viduati siti ritenuti dalle amministrazioni, in via informale, in ogni caso<br />

potenzialmente pericolosi, che necessiterebbero <strong>di</strong> ulteriori accertamenti per una definitiva e<br />

corretta classificazione.<br />

All’interno <strong>del</strong> Piano regionale sono state infine considerate anche aree particolari, che sono<br />

state elencate sotto la voce “siti con necessità <strong>di</strong> ripristino ambientale”, cioè aree dove sussiste<br />

la necessità <strong>di</strong> un intervento atto a riportare il sito a con<strong>di</strong>zioni compatibili con l'ambiente<br />

circostante e comunque atto a consentire il mantenimento <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza, ma<br />

che per il suo relativo impatto (dovuto ai limitati volumi e alle <strong>di</strong>fficili con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

caratterizzazione) non rappresenta una realtà ad elevato rischio per la collettività e per gli<br />

ecosistemi. E' da sottolineare comunque che nella maggior parte dei casi, per tali aree è stata<br />

già approntata, se non realizzata, la messa in sicurezza richiesta dalla normativa.<br />

Per sito con necessità <strong>di</strong> ripristino ambientale si intende esplicitamente un'area interessata da<br />

incidenti che coinvolgono mezzi <strong>di</strong> trasporto come autocarri, treni o quelli dovuti a<br />

malfunzionamenti o rotture <strong>di</strong> impianti industriali come punti ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carburante o <strong>di</strong><br />

infrastrutture come gasdotti, oleodotti o punti <strong>di</strong> trasformazione <strong>di</strong> energia.<br />

La situazione a Colleferro: siti ad alta priorità<br />

Nel territorio <strong>di</strong> Colleferro sono presenti <strong>del</strong>le aree, all’interno <strong>del</strong>l’area industriale <strong>di</strong><br />

proprietà <strong>del</strong>la SE.CO.SV.IM S.r.l., ex B.P.D., denominate ARPA 1 e ARPA 2, le quali sono<br />

state oggetto, negli anni antecedenti al 1982, <strong>di</strong> <strong>di</strong>scarica incontrollata <strong>di</strong> rifiuti tossici e nocivi<br />

prodotti negli stabilimenti.<br />

Nelle due aree, <strong>di</strong> una estensione complessiva <strong>di</strong> circa 2 ettari, sono presenti rifiuti speciali<br />

tossici contenuti in fusti per un quantitativo <strong>di</strong> circa 75.000 – 80.000 mc.<br />

Le analisi svolte negli anni 1990 -1992 avevano evidenziato la presenza nei terreni, misti a<br />

materiale vario, <strong>di</strong> alcuni metalli pesanti e <strong>di</strong> altri elementi con concentrazioni superiori ai<br />

limiti previsti dal D.M. 471/99 e che hanno contaminato la falda freatica superficiale.<br />

Le aree furono sottoposte a sequestro da parte <strong>del</strong>la Magistratura (sino al 1994) e furono<br />

oggetto <strong>di</strong> ulteriori perizie tecniche da parte <strong>del</strong>l’Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità. E’ stato dato<br />

corso ad un iter giu<strong>di</strong>ziario che però non ha in<strong>di</strong>viduato il responsabile <strong>del</strong>l’inquinamento.<br />

Peraltro la stessa società proprietaria <strong>del</strong>l’area, a suo tempo B.P.D ha subito nel tempo <strong>di</strong>verse<br />

trasformazioni e scissioni societarie.<br />

Stante la particolarità <strong>del</strong>l’intervento, il perdurare dei potenziali rischi ambientali, è ferma<br />

volontà <strong>del</strong>l’Amministrazione voler bonificare i siti inquinati in tempi più brevi possibili, nel<br />

rispetto dei vincoli normativi, tecnici ed ambientali, escludendo che l’area possa essere<br />

interessata a forme <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> intervento se non quello <strong>del</strong>la bonifica.<br />

E’ cronaca purtroppo recente la presenza nel fiume Sacco, che attraversa Colleferro, <strong>di</strong> un<br />

componente chimico (esaciclocloroesano – beta HCH), un pesticida utilizzato dai coltivatori<br />

fino al 2000 e successivamente messo fuori commercio in Italia. Considerato che tale<br />

componente, identificato in alcuni quantitativi <strong>di</strong> latte ( inquinamento causato da irrigazione<br />

dei campi attraverso le acque <strong>del</strong> fiume), è uno dei componenti rintracciato a suo tempo nei<br />

fusti tossici interrati nelle aree industriali suddette, <strong>di</strong> concerto con la protezione civile <strong>di</strong><br />

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