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Dante Maffia 17<br />

riportare, modificare, trasformare, trasferire, trasmettere, portare,<br />

trasportare, traslare, interpretare, esplicare, scambiare, attuare,<br />

significare, eccetera. Ma poiché il verbo è transitivo bisogna<br />

domandarsi che cosa si deve trasferire. “Che cosa è tradurre è<br />

domanda formulata non bene”, avverte Enzo Mandruzzato,<br />

traduttore di Pindaro, Fedro, Orazio, Catullo, Pascoli latino,<br />

Hölderlin. “Anche chiarito che si trasferisce da una lingua a<br />

un’altra, il problema è l’oggetto della trasposizione. Il pensiero? Si<br />

può trasferire un pensiero o è già trasferito nel senso che è<br />

comunicato a chi lo possiede, e perciò non trasferibile? E se è<br />

preesistente perché c’è il problema del traduttore?<br />

Non piccolo problema, se proprio la pluralità delle lingue, nel<br />

mito biblico della torre di babele, fu la punizione che Dio inflisse<br />

agli uomini che aspirarono al cielo”.<br />

Viene da domandarsi perché la medesima punizione non fu<br />

inflitta ai pittori e ai musicisti, perché il loro linguaggio è davanti a<br />

tutti da sempre, unico, almeno per quanto concerne i significanti.<br />

Non sarebbe stato più naturale che la parola, il verbo in quanto Dio,<br />

restasse nitida e ferma nella sua consistenza iniziale, nel suo essere<br />

luce dell’Onnipotente che così avrebbe avuto la possibilità di<br />

chiarire e chiarirsi dando all’uomo la capacità di intendere fino in<br />

fondo i messaggi e di trasmetterli, poi, senza temere<br />

fraintendimenti? Ma si è trattato di una punizione e, giusta o<br />

ingiusta, ormai regola la comunicazione tra gli esseri, quale che<br />

sia, e regola il flusso misterioso degli echi del mistero che poi però<br />

restano legati alla crocifissione di una e una sola forma.<br />

Regola anche la comunicazione con Dio, in una lingua o in<br />

un’altra attraverso quali meccanismi, senso e suoni?<br />

Tradurre dovrebbe essere ricostruire, riedificare la lingua<br />

antecedente, nata compiuta, congrua, inimitabile. E qui cominciano<br />

i guai, perché nonostante le affermazioni di Jorge Luis Borges sulla<br />

perfezione e la bellezza di alcune lingue e non di altre, ogni lingua<br />

è congrua, compiuta e inimitabile. E tutte le lingue sono “perfette,<br />

cioè esaustive e coincidenti con il pensiero che non lasciano mai<br />

inespresso e che è la realtà effettuale”. Da ragazzo, quando sentivo<br />

parlare gli abitanti del paese limitr<strong>of</strong>o al mio, mi meravigliavo del<br />

loro linguaggio “impreciso”, delle loro espressioni che percepivo<br />

carenti e difettose, oltre che brutte nei suoni, nella melopea. Ad<br />

Amendolara (Cosenza) si dice “fitte” e a Roseto (Cosenza) si dice<br />

“quiète” per significare “stai fermo”. Ma non era soltanto la parola<br />

in sé a infastidirmi, ci si metteva anche il suono: il loro uso della a

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