31.05.2013 Views

Journal of Italian Translation - Brooklyn College - Academic Home ...

Journal of Italian Translation - Brooklyn College - Academic Home ...

Journal of Italian Translation - Brooklyn College - Academic Home ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

34<br />

<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />

Questa espressione lingua madre si riferisce al momento primo<br />

di trasmissione della parola, spesso adempiuto dalla madre stessa,<br />

così vicina al bambino nei primi mesi di vita. Sono stata io che<br />

scandivo la sillaba dell’oggetto a mio figlio Luca, indicandolo e<br />

avvicinandoglielo, facendoglielo toccare. Io a correggergli la<br />

pronuncia. E a narrargli la favola e cantargli ninnananne di nonne e<br />

mie.<br />

Lo sguardo obliquo, preciso come un ago di luce, dalla madre<br />

alla bocca del bambino e viceversa (così felicemente dipinto nel<br />

trecento e quattrocento cinquecento) espone tanta intimità<br />

relazionale. Ma è un’intimità comunicativa che nasce prima della<br />

parola non nell’atto della prima parola. Si origina già da quando il<br />

bambino o la bambina è in pancia. Si moltiplica quando il bambino<br />

usa tutto un registro espressivo e fonetico per la sua articolata gamma<br />

emotiva e le sue urgenze. La madre comprende, risponde, cor/<br />

risponde. E lo fa usando quell’interezza ricettiva espressiva e<br />

comunicativa citata da me precedentemente.<br />

La lingua è un veicolo omologato dalla cultura e dalla società<br />

presente. Un fiume la cui corrente è speculare ad un stato culturale<br />

della società. Una trasmissione costante, di bocca in bocca, di<br />

un’interpretazione del mondo fatta collettiva, istituzionalizzata,<br />

scolasticizzata. Questa mia esasperata semplificazione considera<br />

certamente le tante ricchezze e differenze incluse. Ma mi serve per<br />

interpretare il soggetto madre come passivo quasi, automatico quasi,<br />

nell’azione dell’insegnamento linguistico.<br />

Da qui, confermo che non sono d’accordo con questo uso abuso<br />

di dire o scrivere lingua madre.<br />

Nella società occidentale fino ad oggi, la radice materna, se c’è<br />

e c’è, nasce e abita quella preistoria forte, tatuante, del non verbale,<br />

di un linguaggio intero dentro cui la parola non è necessaria o non<br />

ancora maturata. Così come, ulteriormente, nelle tre esperienze da<br />

me riportate e nella comunicazione orale dei sordomuti.<br />

A volte c’è una soglia vivissima tra il silenzio prolungato, come<br />

stato interiore di digestione/ruminazione dell’esperienza,<br />

movimento del sentire, e la parola. Dopodichè la parola viene<br />

pronunciata con intensità potente, drammatica, desiderosa del<br />

confronto, del con/tatto. La parola è desiderio e fiducia e affidamento<br />

all’altro. Si proietta dall’interiorità del sentire come chiamata verso<br />

l’altro. Verso un’altra creatura, verso un creato rispondente. Verso

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!