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<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />
morbida, attentissima, interiorità aperta e accogliente, disposta ad<br />
<strong>of</strong>frire il meglio di sé nei confronti dell’altra creatura, ricevendo il<br />
contatto, la coniugazione come un dono, come un innesto. Un oro.<br />
Ciascuno di questi occhielli dimensionali mi ha moltiplicata in una<br />
sapienza che ha coinvolto non solo l’intellettualità dell’esperienza<br />
ma anche la capacità ricettiva, elaborativa e comunicativa del mio<br />
corpo intero. Oltre il mondo chiuso della fronte, quindi.<br />
Questa via di conoscenza e di sapienza nasce e si sviluppa nella<br />
palestra immensa del sentire. La nostra cultura occidentale,<br />
patriarcale, è piantata saldamente nel verbo pensare. Il verbo sentire<br />
sfonda il significato e l’azione del verbo pensare. Impegna le cellule<br />
dell’intero corpo. Oltrepassa il non comprensibile e lo vive. Non<br />
dispera per una certosina catalogazione e nominazione. Elabora<br />
un’intelligenza altra, non asettica.<br />
Nessuna sublimazione e nessuna vacuità. Entrambe<br />
lontanissime da me. Le tre esperienze riportate sono presenze di<br />
fatti relazionali, tappeti di nodi indelebili. Per il verbo sentire rimando<br />
al passo di Eugen Herrigel dall’opera Lo Zen e il tiro con l’arco, edito<br />
da Adelphi:<br />
La sala degli esercizi era tutta illuminata. Il Maestro mi disse di<br />
piantare nella sabbia davanti al bersaglio una candelina di quelle usate<br />
contro le zanzare, lunga e sottile come un ferro da calza, ma non di accendere<br />
la luce nella sala dove era il bersaglio. Era così buio che non potevo neppure<br />
distinguere i contorni…Il Maestro danzò la cerimonia. La sua prima freccia<br />
partì dalla luce piena verso la pr<strong>of</strong>onda notte. Dal suono dell’impatto<br />
riconobbi che aveva colpito il bersaglio. Anche la seconda freccia lo colpì.<br />
Quando ebbi fatto luce nella sala del bersaglio, scoprì con mio pr<strong>of</strong>ondo<br />
stupore che la prima freccia era confitta nel centro, mentre la seconda aveva<br />
scheggiato la cocca della prima freccia, fendendone per un tratto l’asta,<br />
prima di conficcarsi accanto a essa nel centro.<br />
A lezione da sordomuti e ciechi.<br />
Il corpo a corpo.<br />
Sia nella comunicazione orale che in quella scritta, le creature<br />
sordomute e quelle cieche sono costrette a sviluppare un ascolto<br />
corporeo straordinariamente intenso e una via altra, drammatica,<br />
di espressione. A loro il mio grazie pr<strong>of</strong>ondo, per avermi in/segnato<br />
(incido questa parola nel significato di segnare dentro, imparare).<br />
Un grazie per avermi corretto da un mio modo abituato di vivere il