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<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />
La «chitarra» dell’Imaginifico<br />
Gian Carlo Fusco<br />
Da L’Italia al dente, pp. 20-26,©2002 Sellerio editore, via Siracusa<br />
50, Palermo, sellerioeditore@iol.it<br />
Non ricordo esattamente l’anno. Ma se non fu nel 1923, fu<br />
certamente nel 1926, che la Marina Militare italiana decise di donare<br />
a Gabriele D’Annunzio, sistemandogliela fra le amene verzure del<br />
Vittoriale, la prora della nave «Puglia». Cimelio ambitissimo dal<br />
Poeta Soldato, perché su quella tolda, nel 1920, a Spalato, era stato<br />
ucciso il comandante Tommaso Gulli. L’incarico di quell’operazione,<br />
dal taglio estetico della prora, alla collocazione su un apposito<br />
basamento, fu dato al colonnello del Genio Navale Umberto Pugliese.<br />
Il quale, quando venne il giorno della solenne consegna a<br />
D’Annunzio, ottenne dal Ministero di potersi scegliere i quattro o<br />
cinque ufficiali che lo avrebbero accompagnato a Gardone. Fra gli<br />
altri, scelse mio padre. Il quale, nella sua qualità di capitano<br />
commissario, aveva curato la pratica « Stanziamento fondi relativo<br />
omaggio prora nave Puglia a G. D’Annunzio».<br />
Mio padre, Carlo Fusco, nato fra i monti del Sannio, era arrivato<br />
alla Marina da Guerra percorrendo, come tanti giovani meridionali<br />
di buona volontà, la strada, spesso miracolosa, indicata da un cartello<br />
segnaletico che dice: «Arrivare, il più presto possibile, al primo<br />
stipendio». E come tantissimi italiani che frequentano scuole a<br />
indirizzo tecnico, disprezzava pr<strong>of</strong>ondamente le questioni tecniche<br />
e si occupava, appassionatamente, di letteratura. Le sue letture, per<br />
quanto assidue ed attente, erano piuttosto disordinate. Come tutti<br />
quelli della generazione nata sotto Crispi e maturata sotto Giolitti,<br />
il suo interesse per l’arte, ivi compresa la poesia, era soprattutto, se<br />
non esclusivamente, estetico. Va da sé che il sommo dei suoi sommi<br />
fosse Gabriele D ‘Annunzio.<br />
Quando mio padre fu informato ufficialmente che il colonnello<br />
Pugliese lo aveva incluso nel gruppetto dei suoi accompagnatori,<br />
l’idea che stava per conoscere, in persona, l’Imaginifico, alias Ariel<br />
Armato od Orbo Veggente, lo mise in uno stato quasi febbrile. Che<br />
diventò ancora più acuto e vibrante, allorché gli venne l’idea di<br />
portarmi con sé al Vittoriale. Perché (disse) sarebbe stato un vero<br />
delitto non appr<strong>of</strong>ittare dell’occasione per farmi «vedere, da vicino»<br />
l’ultimo Grande <strong>Italian</strong>o. Stavamo cenando. Il mio nonno materno,