31.05.2013 Views

Journal of Italian Translation - Brooklyn College - Academic Home ...

Journal of Italian Translation - Brooklyn College - Academic Home ...

Journal of Italian Translation - Brooklyn College - Academic Home ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

92<br />

<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />

«Bene! » fece lui. Poi, agitò un grosso campanello d’argento,<br />

dicendo: « Ora le mie fedeli clarisse cominceranno a servirci! ».<br />

Infatti, pochi istanti dopo entrarono le clarisse. Due donne dai<br />

capelli corvini, lunghi sulle spalle, che recavano ognuna un vassoio<br />

di metallo dorato (che fosse proprio oro?) colmo di pastasciutta<br />

fumante. Nonostante l’appellativo di «clarisse», riferito alle monache<br />

di Santa Chiara, le due donne indossavano corte tunichette<br />

trasparentissime, sotto le quali erano completamente nude. Così che<br />

lasciavano intravedere, nettissimo, folto e tenebroso, il «bosco<br />

d’amore» che faceva chiazza sotto l’addome. Era la prima volta che<br />

i miei occhi si posavano sull’«angolo fermo di Venere». Talmente<br />

ferino, nelle due ancelle del Vate, che andavano servendo la<br />

pastasciutta sorridenti e disinvolte, da procurarmi non solo stupore,<br />

ma addirittura spavento. Cos’erano quelle macchie? Una malattia?<br />

Due micini neri accovacciati al calduccio? Un segno di lutto insolito?<br />

Quando Suora Pecchia (seppi in seguito che si chiamava così) arrivò<br />

ad empirmi il piatto, i miei occhi le restarono inchiodati sulla selva<br />

del pube. Mentre tutti gli occhi dei commensali erano fissi su di me.<br />

E quelli di mio padre, che oltre ad essere un fervente d’annunziano<br />

era anche un moralista, avevano un’espressione perplessa e severa,<br />

sotto le sopracciglia aggrondate. L’Imaginifico avvertì l’imbarazzo<br />

che il mio impatto infantile con la pelliccia segreta della donna aveva<br />

creato attorno alla tavola. E cercò di deviare in qualche modo la mia<br />

attenzione.<br />

« Hai guardato bene, nostromo giovinetto, i maccheroni la mia<br />

ancella divota t’ha messo nel piatto ?».<br />

« Sì! » mentii, inghiottendo saliva.<br />

«Hai notato la loro foggia singolare, curiosa?».<br />

Guardai il piatto per la prima volta e notai che gli spaghetti<br />

non erano di forma cilindrica, come quelli di casa.<br />

«Mi sembrano... quadrati» balbettai.<br />

«Quasi!» fece il Vate, accarezzandomi i capelli sagomati<br />

all’Umberto. «Questa è la pasta caratteristica dell’Abruzzo, ch’è la<br />

mia terra! E nomata pasta alla chitarra. E sai perché, piccolo marinaio<br />

biondo e bianco ? ».<br />

« No! » bisbigliai.<br />

« Perché un tempo la sfoglia veniva tagliata proprio con le corde<br />

di una chitarra. Al posto della quale venne poi usato un istrumento,<br />

munito di alcuni fili metallici ben tesi. Si dice che l’arnese sia stato<br />

ideato da un ciabattino di Palena, sulle pendici della Maiella,<br />

chiamato Manicone. Questa è la storia di questa pasta abruzzese. La

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!