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90<br />

<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />

serpeggiava una cravatta verde ramarro. Calzava scarpe bianche<br />

dalla mascherina cannella traforata. La testa, perfettamente calva,<br />

era un po’ incassata fra le spalle. Aveva l’occhio destro coperto da<br />

una benda nera.<br />

«Alalà! Siate i benvenuti, uomini del mare! » salutò, -con voce<br />

sottile e una punta di cantilena. Poi, porgendo una ciotola di legno,<br />

soggiunse: «Date il vostro obolo al poverello!<br />

Consegnò al gigante barbuto la ciotola dov’erano cadute alcune<br />

monete, quindi strinse tutte le mani, s’informò, facendomi una<br />

carezza, chi fosse il «giovanissimo nostromo biondo e bianco». Poi<br />

c’invitò a contemplare la «fatidica prora», che solo qualche ora prima<br />

alcuni arsenalotti, venuti da Venezia, avevano finito di sistemare<br />

sul basamento, in mezzo ai cipressi. Di lì, cominciò la visita al<br />

Vittoriale. Con brevi tappe al Cortile degli Schiavoni, all’Arengo, al<br />

Frutteto, al Laghetto delle Danze, alla Valletta dell’Acqua Pazza e a<br />

quella dell’Acqua Savia. Alla fine del giro, ch’era durato circa due<br />

ore e durante il quale, di tanto in tanto, il Vate mi aveva accarezzato<br />

una guancia, ci ritrovammo davanti alla « Priorìa».<br />

«Ora i miei fidi uscocchi vi accompagneranno alla locanda»<br />

disse D’Annunzio. «Ma stasera vi aspetto alla mia mensa, per un<br />

modesto rancio. Alalà! ».<br />

«Alalà! » echeggiò la «rappresentanza». Poi, mio padre, un po’<br />

timidamente, s’informò:<br />

«Posso portare mio figlio anche stasera?».<br />

«Non puoi! Devi!» rispose l’Imaginifico. «Come potrebbe<br />

mancare all’appello la presenza augurale del giovanissimo nostromo<br />

biondo e bianco ?».<br />

Non era una tavola da pranzo, quella dove sedemmo qualche<br />

ora dopo. Era una specie di altare, sul quale piatti e posate<br />

occupavano il minimo dello spazio indispensabile, in mezzo a una<br />

selva di cimeli e oggetti dal misterioso significato. Schegge d’elica,<br />

statuette di bronzo e d’argento, calici ecclesiastici, brandelli di<br />

damasco, di raso e di broccato, pugnali di tutte le fogge, caschi da<br />

aviatore, una decina fra orifiamma, gagliardetti e drappelle, fiale di<br />

cristallo colorato, un nastro da mitragliatrice con tutti i proiettili...<br />

Guardavo quel briccabracche a bocca aperta. Che stessi sognando?<br />

No. Perché sentii la mano di D’Annunzio, che mi aveva voluto<br />

accanto, sfiorarmi i capelli, mentre la sua voce cantilenante mi<br />

chiedeva: «Ti piacciono, piccolo nostromo, tutte queste cose che<br />

ricordano le mie gesta guerresche?».<br />

Riuscii ad esalare un flebile «sì! ».

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