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24<br />

<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />

nessuno è mai riuscito a modificarli e dunque non è su ciò che si<br />

gioca la partita, piuttosto su quanto di senso e di suono rimane<br />

nell’alchimia del travaso. Se il traduttore è ispirato, se è entrato nel<br />

mondo del poeta che sta traducendo, allora molte cose andranno<br />

da sé, troveranno una loro espressione senza troppe difficoltà e<br />

con esiti convincenti anche sul piano del confronto tra testo e testo<br />

originario e nuovo testo. Se invece il traduttore si metterà a costruire<br />

a freddo, come un vasaio, senza convinzione e partecipazione, il<br />

risultato sarà meramente linguistico, privo della realtà di partenza<br />

che dovrebbe essere rispettata e resa nel suo insieme. Le versioni<br />

scolastiche si assembrano in questa direzione, sono esercitazione<br />

per imparare e appr<strong>of</strong>ondire il dizionario della lingua originaria,<br />

ma non tentano corde poetiche, non si alzano di un millimetro dal<br />

suolo, non sono attente al canto, alla melodia, al senso nascosto<br />

che vive misteriosamente nelle parole e nelle espressioni. In questa<br />

specie di fosso grigio e opaco ci sono caduti anche eccellenti critici<br />

e scrittori di vaglio: si pensi alle traduzioni di Proust fatte da Fortini<br />

e dalla Ginzburg, o a quelle di Lorca fatte da Caproni, Sciascia,<br />

Macrì e Vittorini. C’è di più, alcuni testi funzionano tradotti in<br />

alcune lingue e in altre assolutamente no, si veda il caso di Brodskij<br />

che in italiano ha una povera resa (e non per colpa del traduttore)<br />

e in inglese invece trova una buona resa, anzi ottima.<br />

Sentiremo di continuo imprecare pr<strong>of</strong>essoroni contro chi ha<br />

trascurato un particolare traducendo, e dimenticano che chi traduce<br />

come creatore del creatore compie, anzi ricompie, un percorso<br />

straordinario dentro sfere magiche e irripetibili nel loro movimento.<br />

Io ho amato la traduzione dell’Iliade del Monti, gran traduttore dei<br />

traduttori di Omero, e sono riuscito a entrare in un’anima, in un<br />

mondo, in una visione etica ed estetica. Poi ho letto altre traduzioni,<br />

ma sinceramente, per quanto filologicamente perfette (perfette<br />

comunque in che senso?), come quella di Rosa Calzecchi Onesti,<br />

non sono stato preso, aggiogato, spinto nel vortice delle vicende e<br />

nei sentimenti degli eroi. Erano vicende d’altri, non mie, e Monti<br />

invece me ne assegnava parecchie come patrimonio mio genetico,<br />

come possibilità del vivere.Si potrà dissertare a lungo sul metro<br />

come metessi, sulla chiave che deve essere sottesa prima di proporsi<br />

ad una traduzione, sul tono, sul ritmo, sulla rima, sulla filologia,<br />

ma non si riuscirà mai a capire il fenomeno che sempre mi ha fatto<br />

pensare e che in parte ho trovato chiarito ne Il compito del traduttore<br />

di Walter Benjamin, saggio inserito nel volume Angelus Novus.<br />

Come mai traduzioni frettolose, abborracciate e spesso

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