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Progetto HIGHEST - Relazione Finale - Museo Tridentino di Scienze ...

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Val Gelada e <strong>di</strong> Val Baselga e quelle del torrente Rabbies, allo scopo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia<br />

elettrica. Il provve<strong>di</strong>mento stabilisce la gratuità dell’utilizzo a scopo produttivo della preziosa<br />

risorsa e prevede la realizzazione <strong>di</strong> 7 impianti con i quali si intende procedere al sistematico<br />

sfruttamento idroelettrico del corso dell’Alto Noce. La concessione riguarda praticamente l’intero<br />

bacino imbrifero della Val <strong>di</strong> Sole fra il Passo del Tonale e Malè, comprese le valli <strong>di</strong> Peio e Rabbi.<br />

L’atto accorda ai richiedenti un notevole lasso <strong>di</strong> tempo per svolgere le attività e i progetti<br />

autorizzati precisando che “Avuto riguardo all’ingentissimo capitale richiesto per portare a<br />

compimento l’impresa ed al periodo non insignificante <strong>di</strong> tempo, che occorre per la completa<br />

esecuzione dei lavori, la concessione viene impartita per 80 anni, calcolati dalla data del presente<br />

decreto”. Nel decreto si quantificava in 5 anni il tempo necessario per dar corpo ai tre impianti<br />

della Val <strong>di</strong> Peio, che secondo quanto stabilito dal dettagliato <strong>di</strong>sciplinare, avrebbero dovuto<br />

iniziare nel maggio del 1923 ed essere ultimati nel maggio del 1928.<br />

IL BACINO DEL CARESER<br />

Sulle Alpi ed in particolare sulle montagne trentine si è giocata una delle partite più importanti<br />

dell’industrializzazione italiana: un drammatico confronto uomo‐natura che non <strong>di</strong>venne mai<br />

argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione politica nonostante le notevoli conseguenze sociali che ne derivarono<br />

per una civiltà rurale ancora saldamente aggrappata ai propri ritmi e tra<strong>di</strong>zioni. La scarsa<br />

prevenzione, le <strong>di</strong>sumane con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro sui cantieri idroelettrici e la mici<strong>di</strong>ale polvere<br />

respirata nei cunicoli scavati nelle viscere della montagna furono causa <strong>di</strong> moltissime e premature<br />

morti per silicosi. Gli avvenimenti si <strong>di</strong>panano dal 1920 al 1960, un lungo arco temporale che<br />

corrisponde al periodo <strong>di</strong> progettazione ed esecuzione delle opere idroelettriche della Val <strong>di</strong> Peio.<br />

Si stava assistendo alla “colonizzazione elettrica”, come la definì l’autorevole penna <strong>di</strong> Aldo Gorfer,<br />

delle montagne trentine e alla prepotente entrata in scena della figura del minatore, soggetto che<br />

va finalmente ad identificarsi come una delle prime categorie sindacalizzate nel clima della<br />

ricostruzione del secondo dopo guerra. L’arrivo <strong>di</strong> uno dei settori strategici dello sviluppo<br />

economico nazionale ebbe un impatto molto forte sulla civiltà legata all’esercizio <strong>di</strong> attività agro‐<br />

silvo‐pastorali anche perché chi decise <strong>di</strong> abbandonare le occupazioni rurali per il lavoro in<br />

miniera, rompe con il contesto conta<strong>di</strong>no.<br />

La realizzazione dei gran<strong>di</strong> impianti idroelettrici assorbiva in Trentino il 45,4% dei lavoratori del<br />

comparto e<strong>di</strong>le: un dato importante se si tiene conto che nel resto d’Italia la percentuale scende al<br />

15,2%. In Val <strong>di</strong> Peio presero forma opere fra le più moderne d’Europa. Il corso dell’Alto Noce è<br />

stato mo<strong>di</strong>ficato, in prossimità delle sorgenti dei suoi due affluenti, dalla presenza <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ghe e <strong>di</strong> un bacino <strong>di</strong> decantazione. L’acqua venne convogliata, attraverso condotte forzate, ad<br />

una centrale idroelettrica posta a valle. Si trattava del sistema idroelettrico <strong>di</strong> Malga Mare‐Pont<br />

formato dalla centrale <strong>di</strong> produzione realizzata in località Pont, nei pressi dell’abitato <strong>di</strong> Cogolo,<br />

dall’impianto <strong>di</strong> Malga Mare (1963 m), dai due gran<strong>di</strong> serbatoi <strong>di</strong> accumulo del Careser (2500 m) e<br />

<strong>di</strong> Pian Palù (1752), ubicati rispettivamente in Val de la Mare e in Val del Monte, cui si aggiunse il<br />

bacino <strong>di</strong> presa <strong>di</strong> Malga Mare.<br />

Il colossale progetto ebbe inizio ai pie<strong>di</strong> del Ghiacciaio del Careser, uno dei maggiori apparati<br />

glaciali del Gruppo dell’Ortles‐Cevedale e probabilmente anche il più stu<strong>di</strong>ato d’Italia, in quanto<br />

sottoposto da ben 30 anni ad approfon<strong>di</strong>to bilancio <strong>di</strong> massa a cura del Comitato Glaciologico<br />

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