Progetto HIGHEST - Relazione Finale - Museo Tridentino di Scienze ...
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In inverno, quando le marmotte sono in letargo, le aquile si nutrono soprattutto <strong>di</strong> carogne <strong>di</strong><br />
Ungulati. Per le aquile che non hanno un territorio stabile (soprattutto per quelle giovani) le<br />
carogne rappresentano una parte decisiva dell’alimentazione per tutto l’anno. Durante la fase<br />
invernale il territorio del Parco, più ricco <strong>di</strong> carcasse <strong>di</strong> Ungulati morti per causa naturali, ospita<br />
quin<strong>di</strong> concentrazioni temporanee <strong>di</strong> parecchi in<strong>di</strong>vidui non territoriali che possono innescare<br />
fenomeni <strong>di</strong> competizione trofica con le coppie territoriali, causa <strong>di</strong> un abbassamento dei tassi<br />
riproduttivi.<br />
Dal 1990 il territorio del Parco ospita stabilmente il gipeto barbuto (Gypaetus barbatus), un altro<br />
grande rapace <strong>di</strong>urno. Il gipeto è una delle quattro specie <strong>di</strong> avvoltoi presenti in Europa ed è<br />
attualmente il più grande rapace ni<strong>di</strong>ficante sull’arco alpino (quasi tre metri <strong>di</strong> apertura alare). Si<br />
nutre esclusivamente <strong>di</strong> animali morti e le carogne <strong>di</strong> Ungulati (sia selvatici che domestici)<br />
rappresentano sulle Alpi la sua base alimentare.<br />
Il gipeto è stato oggetto <strong>di</strong> un vasto progetto <strong>di</strong> reintroduzione iniziato negli anni ‘80 che ha<br />
coinvolto tutti gli stati dell’arco alpino ed ha trovato nel Parco dello Stelvio un territorio<br />
particolarmente idoneo. Dal 1986 numerose aree protette dell’arco alpino hanno partecipato al<br />
progetto <strong>di</strong> reintroduzione che ha sinora portato alla liberazione, me<strong>di</strong>ante la tecnica dello<br />
hacking, <strong>di</strong> oltre 140 in<strong>di</strong>vidui. Otto <strong>di</strong> questi sono stati liberati in Val Martello, nel settore<br />
sudtirolese del Parco. Il progetto potrà considerarsi concluso quando il successo riproduttivo delle<br />
coppie formatesi in natura sarà sufficiente a mantenere una minima popolazione vitale e il<br />
numero <strong>di</strong> giovani in<strong>di</strong>vidui che si involano sarà, per un congruo numero <strong>di</strong> anni, almeno pari al<br />
numero <strong>di</strong> giovani che annualmente vengono rilasciati dopo essere nati negli zoo.<br />
Nel 2003 nel Parco erano presenti tre coppie riproduttive e una quarta in via <strong>di</strong> formazione (tutte<br />
in territorio lombardo). La presenza <strong>di</strong> vaste aree al <strong>di</strong> sopra della vegetazione arborea in cui<br />
ricercare il cibo, l’ampia <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> siti <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione su pareti rocciose (soprattutto nelle<br />
porzione nord‐occidentale del Parco, con rocce calcaree) e le abbondanti risorse trofiche legate<br />
all’abbondanza degli Ungulati, hanno sinora reso il Parco una delle zone alpine più importanti per<br />
la riproduzione e la conservazione della specie. Rispetto alla situazione dell’intero arco alpino nello<br />
Stelvio erano presenti 4 coppie su 16, 3 coppie riproduttive su 8 e si sono involati 16 giovani su un<br />
totale <strong>di</strong> 34.<br />
I giovani gipeti rilasciati o nati in natura attraversano nei primi anni una lunga fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione<br />
prima <strong>di</strong> stabilizzarsi ed occupare un proprio territorio. In questo primo periodo gli spostamenti <strong>di</strong><br />
un singolo in<strong>di</strong>viduo arrivano a toccare anche l’intero arco alpino, anche se è stata notata una<br />
tendenza alla filopatria nella successiva scelta dei territori. Specialmente durante l’inverno i<br />
soggetti giovani e non territoriali sorvolano frequentemente i versanti della Val <strong>di</strong> Peio e <strong>di</strong> Rabbi<br />
in cerca <strong>di</strong> carcasse e <strong>di</strong> ungulati morti e gli avvistamenti sono frequenti soprattutto in Val de la<br />
Mare.<br />
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