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Progetto HIGHEST - Relazione Finale - Museo Tridentino di Scienze ...

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Alle quote più basse <strong>di</strong> Val de la Mare vivono inoltre le specie tipiche dell’orizzonte montano, che<br />

possono compiere saltuarie incursioni nella porzione alta della valle. A titolo <strong>di</strong> esempio si citano<br />

soltanto: il toporagno nano (Sorex minutus), che caccia per lo più piccoli artropo<strong>di</strong> sulla superficie<br />

del suolo, la talpa comune (Talpa europaea), insettivoro dalle tipiche abitu<strong>di</strong>ni fossorie, il ghiro<br />

(Myoxus glis), piccolo ro<strong>di</strong>tore arboricolo, tipico delle foreste <strong>di</strong> latifoglie, la faina (Martes foina),<br />

predatore opportunista, il tasso (Meles meles), che scava complessi sistemi <strong>di</strong> gallerie che utilizza<br />

come tane e si spinge volentieri presso le torbiere in cerca <strong>di</strong> prede, la lepre comune (Lepus<br />

europaeus), più grande, snella e con orecchie più lunghe rispetto alla congenere alpina, la poiana<br />

(Buteo buteo) e lo sparviero (Accipiter nisus), accipitri<strong>di</strong> predatori, ubiquitario il primo, più legato<br />

agli ambienti forestali il secondo, il colubro liscio (Coronella austriaca), colubride piccolo ed<br />

elusivo, oviparo, la cui ecologia è ancora in gran parte sconosciuta.<br />

Infine, merita senz’altro un cenno l’orso bruno (Ursus arctos), che pur non essendo presente in<br />

modo stabile in Val de la Mare, nella primavera del 2001 e 2002 si è spinto con un esemplare<br />

femmina, proveniente dalla neo reintrodotta popolazione del Trentino occidentale, sui versanti<br />

esposti a ovest della valle, poco sotto l’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Nel rigido inverno precedente, infatti, si è<br />

assistito a un numero relativamente alto <strong>di</strong> morti tra gli ungulati selvatici e l’orsa, seguendo le<br />

tracce odorose delle carcasse che riaffioravano dalla neve, si è spinta più volte in queste zone per<br />

consumarle. L’orso bruno è sicuramente un mammifero opportunista, onnivoro e che potrebbe<br />

vivere in un ampio intervallo altitu<strong>di</strong>nale se non ci fosse un <strong>di</strong>sturbo eccessivo nelle aree<br />

antropizzate. In Italia, gli unici ambienti relativamente tranquilli rimasti sono però soltanto quelli<br />

montani ed è per questo che l’orso bruno oggi è relegato solo in questi ambienti.<br />

Le popolazioni <strong>di</strong> Ungulati del Parco dello Stelvio rappresentano una risorsa numericamente<br />

importante e <strong>di</strong> considerevole importanza ecologica per le significative interazioni che si vengono<br />

a creare con la componente vegetazionale e con i livelli trofici superiori. Attualmente sono<br />

presenti più <strong>di</strong> 5.000 cervi, oltre 6.000 camosci ed un migliaio <strong>di</strong> stambecchi le cui popolazioni<br />

hanno in molti casi raggiunto la capacità portante. In numerose zone del Parco le consistenze delle<br />

popolazioni attualmente fluttuano attorno a valori costanti e la mortalità naturale, legata<br />

soprattutto all’andamento meteo‐climatico invernale, rappresenta il principale fattore <strong>di</strong><br />

regolazione delle popolazioni.<br />

Il cervo (Cervus elaphus), scomparso nelle prime deca<strong>di</strong> del ventesimo secolo, ha<br />

progressivamente ricolonizzato la Val <strong>di</strong> Sole e le attuali consistenze primaverili della popolazione<br />

si aggirano attorno ai 2.500 in<strong>di</strong>vidui. Le <strong>di</strong>mensioni notevoli (è il più grosso ungulato presente<br />

sulle Alpi), la conformazione corporea e le rilevanti esigenze alimentari spingono il cervo ad<br />

occupare i vasti complessi forestali più ricchi <strong>di</strong> aree aperte e le praterie <strong>di</strong> alta quota.<br />

Stagionalmente una parte della popolazione compie migrazioni tra le zone <strong>di</strong> alta quota utilizzate<br />

in estate e quelle <strong>di</strong> svernamento, collocate <strong>di</strong> solito in piani altitu<strong>di</strong>nali inferiori e, soprattutto, su<br />

versanti con esposizioni meri<strong>di</strong>onali e sufficiente tranquillità dai possibili <strong>di</strong>sturbi umani. Tali<br />

spostamenti possono andare da qualche chilometro sino a 20‐30 km e sono generalmente<br />

maggiori nel caso dei maschi, una cui frazione consistente occupa il territorio del Parco solamente<br />

durante l’estate e l’autunno.<br />

All’interno del territorio del Parco la densità della popolazione supera abbondantemente i 10 capi<br />

per km 2 . Queste densità, tra le più alte note per l’arco alpino, hanno innescato fenomeni <strong>di</strong><br />

competizione con il capriolo e, in futuro, un effetto simile potrebbe verificarsi anche nei confronti<br />

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