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Progetto HIGHEST - Relazione Finale - Museo Tridentino di Scienze ...

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inferiori, “rifugiandosi” sulle montagne più alte, dove era (ed è ancora) presente un ambiente a<br />

loro favorevole. In questo modo tali popolazioni hanno costituito degli areali <strong>di</strong>sgiunti, più o meno<br />

ristretti, rispetto a quello principale (specie a <strong>di</strong>stribuzione “boreoalpina”). Sulle Alpi è inoltre<br />

altissima la percentuale <strong>di</strong> specie a <strong>di</strong>stribuzione “settentrionale” (corotipi europei, asiatico‐<br />

europei, sibirico‐europei), anch’esse conseguenza delle fredde fasi climatiche del Quaternario, che<br />

hanno permesso a parecchie specie <strong>di</strong> effettuare notevoli spostamenti dall’Asia settentrionale<br />

all’Europa del sud, ampliando il proprio areale fino alla catena alpina.<br />

Tra i mammiferi presenti nel settore trentino del Parco dello Stelvio ed anche nell’alta Val de la<br />

Mare, un esempio <strong>di</strong> specie ad ampia valenza ecologica, che riesce ad occupare stabilmente<br />

habitat piuttosto <strong>di</strong>versi tra loro, è senz’altro la volpe (Vulpes vulpes). È possibile rinvenire anche a<br />

quote molto elevate i suoi tipici escrementi, depositati in luoghi evidenti, spesso al centro dei<br />

sentieri, per marcare il territorio. È sufficiente un esame sommario <strong>di</strong> tali feci per rilevare al loro<br />

interno pelo o penne, confermando come la <strong>di</strong>eta della volpe, specie tipicamente onnivora, a<br />

queste altitu<strong>di</strong>ni sia particolarmente ricca <strong>di</strong> prede. Sono altri esempi <strong>di</strong> mammiferi opportunisti (e<br />

potenziali prede della volpe) il toporagno comune (Sorex araneus) e i topolini del genere<br />

Apodemus, il topo selvatico (A. sylvaticus) e il topo selvatico dal collo giallo (A. flavicollis). Benché<br />

entrambi gli Apodemus presentino un’ampia <strong>di</strong>stribuzione, il secondo è generalmente presente a<br />

quote maggiori ed è più legato agli ambienti forestali. Solo occasionalmente lo si ritrova in zone<br />

aperte, che vengono invece colonizzate dal suo congenere. È stata recentemente descritta sulle<br />

Alpi anche una terza specie <strong>di</strong> topo selvatico, l’alpino (A. alpicola), ma la sua presenza non è<br />

ancora stata confermata in Trentino. Ha caratteristiche interme<strong>di</strong>e rispetto alle due precedenti e<br />

potrebbe essere lei ad occupare le praterie alle quote elevate. I topi selvatici possono a volte<br />

introdursi nelle malghe per cercare cibo e rifugio per l’inverno. La presenza in Val de la Mare <strong>di</strong><br />

numerose strutture antropiche può favorire anche l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> una specie spiccatamente<br />

antropofila come il topolino domestico (Mus musculus). Anche il toporagno comune frequenta<br />

habitat molto <strong>di</strong>versi tra loro, un ampio intervallo altitu<strong>di</strong>nale, aree aperte e forestali, boschi<br />

ripariali e margini dei torrenti, ma non torbiere, dove il terreno allagato gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> esplorare<br />

le gallerie sotterranee e l’aci<strong>di</strong>tà del suolo limita la presenza delle sue prede elettive: i lombrichi.<br />

Un uccello molto adattabile a <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni ecologiche, presente in alta Val de la Mare è il<br />

corvo imperiale (Corvus corax), relegato agli ambienti montuosi nel nord Italia a causa del <strong>di</strong>sturbo<br />

antropico, ma che in alcune aree del sud ni<strong>di</strong>fica anche in falesie sul mare. Utilizza cavità e anfratti<br />

sulle rupi per costruire un nido grande e complesso, la sua presenza in volo è spesso annunciata<br />

dall’inconfon<strong>di</strong>bile verso cavernoso e <strong>di</strong> norma, avvistato un esemplare, è facile scorgerne il<br />

partner nelle vicinanze. Al contrario, si muove in numerosi e chiassosi gruppi il gracchio alpino<br />

(Pyrrhocorax graculus), corvide ampiamente <strong>di</strong>ffuso sull’intero arco alpino, che ni<strong>di</strong>fica anch’esso<br />

negli anfratti delle pareti rocciose. Si tratta <strong>di</strong> una specie molto confidente, che spesso avvicina gli<br />

escursionisti per approfittare degli eventuali avanzi <strong>di</strong> cibo e, soprattutto in inverno, staziona<br />

presso i rifugi alpini o le altre strutture antropiche in cerca <strong>di</strong> cibo. Un altro passeriforme piuttosto<br />

confidente, che è facile incontrare presso i rifugi d’alta quota anche d’inverno, è il fringuello alpino<br />

(Montifringilla nivalis). Generalista, si alimenta a terra e in primavera raggiunge quote più elevate,<br />

fino al limite delle nevi perenni, ni<strong>di</strong>ficando al suolo in pertugi tra i sassi, in crepe e cavità <strong>di</strong> rifugi<br />

e baite abbandonate o in anfratti su pareti rocciose.<br />

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