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Progetto HIGHEST - Relazione Finale - Museo Tridentino di Scienze ...

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La produttività primaria è stata stimata attraverso la misura della concentrazione <strong>di</strong> clorofilla a e<br />

della feofitina a. La misura della concentrazione <strong>di</strong> clorofilla in un tratto <strong>di</strong> torrente richiede una<br />

serie <strong>di</strong> passaggi. Innanzitutto, il prelievo delle alghe: con un comune spazzolino da denti viene<br />

grattata una superficie nota (per esempio un quadrato <strong>di</strong> 9 cm 2 da un sasso prelevato dal letto del<br />

fiume). Lo spazzolino viene poi sciacquato in acqua <strong>di</strong>stillata (circa 20 ml) per trasferire qui le alghe<br />

raccolte. L’acqua contenente le alghe grattate viene poi filtrata sul campo su filtri in fibra <strong>di</strong> vetro,<br />

successivamente ripiegati e conservati al buio, in freezer, ad una temperatura <strong>di</strong> –18°C (questo<br />

serve per evitare la degradazione della clorofilla). In laboratorio si procede poi all’estrazione della<br />

clorofilla dai filtri: la clorofilla a viene estratta immergendolo ciascun filtro in 17 ml <strong>di</strong> acetone al<br />

95% per almeno 12 ore in frigorifero. Si procede poi con la centrifugazione dell’estratto per<br />

eliminare particelle solide ed eventuali altre impurità. La clorofilla a risulta facilmente <strong>di</strong>stinguibile<br />

da altri pigmenti attraverso il confronto <strong>di</strong> due letture spettrofotometriche, prima e dopo la<br />

degradazione del pigmento, ottenuta me<strong>di</strong>ante l’aggiunta <strong>di</strong> acido solforico. Il calcolo della<br />

concentrazione del pigmento si realizza attraverso un’equazione che tiene conto <strong>di</strong> tutte le<br />

variabili del proce<strong>di</strong>mento e della <strong>di</strong>fferenza dei picchi <strong>di</strong> assorbimento fra prima e seconda<br />

lettura. La determinazione della clorofilla a nei laghi segue una procedura molto simile. Il<br />

campionamento avviene con una bottiglia Patalas‐Schiendler. L’acqua campionata viene poi<br />

filtrata sul campo, avendo cura <strong>di</strong> annotare il volume filtrato. La procedura è per il resto la<br />

medesima descritta per la determinazione della clorofilla nei fiumi.<br />

Pompa a vuoto per filtrare i campioni<br />

da analizzare per la produzione<br />

primaria (clororofilla a) (Foto Mario<br />

Moser).<br />

Le ricerche in campo biologico hanno riguardato le alghe (periphyton) e la fauna <strong>di</strong> ambienti<br />

bentonici (zoobenthos) e iporreici. Nella maggior parte dei casi, campioni semi‐quantitativi <strong>di</strong><br />

fauna bentonica sono stati raccolti con due meto<strong>di</strong>che comuni negli stu<strong>di</strong> idrobiologici: i retini<br />

immanicati per il metodo del kick‐sampling, e i retini da drift (Scheda 5). Per quanto riguarda il<br />

metodo del kick sampling, in ogni stazione (lunga 15 metri), sono stati raccolti 5 campioni <strong>di</strong><br />

zoobenthos usando un retino immanicato (con maglie <strong>di</strong> 100 o 250 μm.). Questo viene appoggiato<br />

sul fondo del corso d’acqua con l’apertura perpen<strong>di</strong>colare al flusso dell’acqua, sotto‐corrente <strong>di</strong><br />

una zona che viene “<strong>di</strong>sturbata” smuovendo con i pie<strong>di</strong> il se<strong>di</strong>mento e i ciottoli del fondo, quin<strong>di</strong><br />

staccando dal fondo i macroinvertebrati che vengono raccolti dal retino. La superficie “<strong>di</strong>sturbata”<br />

ha variato da 0,1 a 0,3 m 2 a seconda della ricerca, e la somma <strong>di</strong> cinque aree“<strong>di</strong>sturbate”, che<br />

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