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• Valutare il luogo di rientro tenendo conto della professionalità della persona e dell’offerta di lavoro in<br />
quell’ambito professionale<br />
• Individuare possibilità lavorative che garantiscano la continuità ed un reddito medio (400 euro mensili)<br />
I CONTESTI<br />
Le indicazioni fornite dalla ricerca rispetto alla modalità attraverso cui attivare i percorsi di rientro onorevole<br />
riguardano:<br />
• La necessità di creare una rete sul territorio italiano composta da:<br />
♦ Gli Istituti Penitenziari coinvolti nel progetto, in particolar modo per quanto riguarda il livello operativo<br />
del progetto è indispensabile attivare modalità di collaborazione con gli educatori e assistenti sociali e<br />
con le organizzazioni che si occupano di formazione professionale e gestione dei laboratori all’interno<br />
dei penitenziari<br />
♦ I Consolati dei paesi coinvolti nel progetto, al fine di accordarsi sui modi e tempi dell’identificazione<br />
delle persone, sul rilascio dei documenti di viaggio e sulla modalità del rientro<br />
♦ L’ufficio stranieri della Questura da cui dipende la gestione dei rientri per art. 16 della legge Bossi –<br />
Fini e l’accompagnamento in frontiera<br />
♦ I Centri di Permanenza Temporanea, luogo in cui è possibile incontrare le persone processate per<br />
direttissima e a cui è stato contemporaneamente dato un decreto di espulsione<br />
• La necessità di costruire una rete operativa sul territorio dei paesi terzi composta da:<br />
♦ Le realtà organizzative sopra indicate, specifiche per ogni territorio individuato, in collaborazione con<br />
le quali strutturare il percorso di inserimento lavorativo<br />
♦ Soggetti operativi nel paese terzo che possano occuparsi del monitoraggio dell’inserimento lavorativo<br />
e del supporto all’inserimento sociale del cittadino rientrante<br />
Tali reti sono da costruire, perciò nella sperimentazione dei due casi di rientro onorevole non abbiamo potuto<br />
avvalerci di reti già strutturate, bensì individuare modalità alternative, caratterizzate dall’essere meno affidabili<br />
rispetto alla riuscita dell’intervento, ma le uniche a disposizione al momento.<br />
LA SELEZIONE DEI CANDIDATI AL RIENTRO ONOREVOLE<br />
L’assenza di reti già costituite funzionali alla realizzazione dei rientri onorevoli ha influenzato la fase di<br />
selezione dei candidati. Durante le interviste ai detenuti: tre di essi avevano espresso l’interesse a partecipare<br />
al progetto di rientro onorevole. Essi erano una donna peruviana, un detenuto rumeno e un detenuto tunisino.<br />
Non abbiamo ritenuto opportuno proporre loro un progetto di rientro onorevole poiché:<br />
• nessuno dei tre era inserito in percorsi di riqualificazione professionale in carcere né in attività di<br />
laboratorio<br />
• per quanto riguarda la donna peruviana:<br />
♦ l’assenza della rete sul territorio italiano non permetteva di poter usufruire di procedure condivise con<br />
il Consolato peruviano rispetto all’identificazione della persona e alle modalità di rientro<br />
♦ l’assenza della rete in Perù rendeva complesso individuare una ONG di appoggio con cui creare il<br />
progetto di reinserimento socio – lavorativo<br />
• per quanto riguarda il detenuto rumeno:<br />
♦ l’assenza della rete in Romania non permetteva di individuare una realtà produttiva in cui attivare<br />
l’inserimento lavorativo<br />
• per quanto riguarda il detenuto tunisino:<br />
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