DOMANDA 32 (Per i cooperanti o camere di commercio) Pensa che per proporre degli inserimenti lavorativi di rimpatriati ci si possa affidare alle strutture di assistenza presenti nella nazione in cui opera, o ritiene che si possano raggiungere migliori risultati cercando l’aiuto di organizzazioni non governative di stati esteri? J. E' necessario coinvolgere il governo, almeno il governo locale ma anche le ONG presenti sul territorio. Bisogna avere una conoscenza buona delle ONG, perché succede che in questi paesi alcune ONG siano fasulle, bisogna prevedere anche la presenza di un espatriato che segua il progetto, perché basarlo solo su ONG locali è quanto mai pericoloso. Rispetto alle ONG locali è bene chiedere alle ONG italiane, perché di solito hanno rapporti con partner locali e quindi si può partire con un loro appoggio. K. E’ funzionale soprattutto lavorare con le associazioni perché riescono ad allacciare i rapporti con le municipalità, quindi col territorio, perchè le associazioni hanno la conoscenza del territorio. Ci deve essere anche una cornice politica, che favorirebbe progetti tipo il vostro, altrimenti il rischio è di iniziare un progetto che poi a livello di municipalità viene interpretato come qualcosa di imposto da un altro paese, e questo non è funzionale. E’ logico che i tempi della burocrazia sono diversi dai tempi delle associazioni, che operano molto rapidamente, mentre trovare gli accordi a livello politico è molto più lungo e complicato. Se c’è un accordo governativo è più facile per gli operatori portare avanti un certo tipo di progetto. Noi chiediamo che il progetto non sia calato dall’altro, ma chiediamo delle lettere di intesa e di partecipazione e collaborazione, con il coinvolgimento di associazioni sul territorio e della municipalità. Solo così può funzionare un progetto. A monte, visto il problema di cui vi occupate, se non c’è l’accordo col governo e con l’istituzione non credo il vostro progetto possa avere le gambe per camminare. Come cooperazione internazionale finanziamo progetti in tutti i settori. L’obiettivo del progetto deve favorire l’autosviluppo locale e ci deve essere una sinergia con le strategie locali, nel senso che deve comunque essere in appoggio delle municipalità o delle regioni. Ci deve essere una omogeneità con la strategia locale di sviluppo del paese e dell’area dove si va ad operare. I progetti vengono presentati da ONG e associazioni che hanno come attività prioritaria la cooperazione allo sviluppo. Gli ambito sono i più diversi: formazione professionale, sanità, agricoltura, cultura. Il reinserimento socio-lavorativo di persone con un percorso migratorio fallito può essere contemplato tra i progetti che finanziamo, ma deve essere concordato con le autorità locali. Le nostre ONG conoscono il territorio, collaborano con le municipalità e le associazioni locali. Per rendere operativo il vostro progetto è necessario creare degli accordi con le municipalità, i governi, fin dall’inizio del progetto. M. Non so se esistono ONG che si occupino di emigrati rimpatriati. Almeno a Tablada no. Le ONG si occupano di progetti educativi, creano comedor (che è fondamentale), c'è un progetto che è una specie di polisportiva che contatta i ragazzini un po' più grandi (dai 10 anni), ai quali interessa meno mangiare e l'aiuto a fare i compiti, mentre la squadra di pallacanestro, calcetto ect. Vengono usate per renderlo interessante. Viene preso il gioco come scusa educativa e in questo modo riesci a capire le storie dei ragazzi raggiungendoli attraverso l'interesse per il gioco e la divisa, che è il top dello specchietto. Ci sono i campionati tra i vari barrios. E' un modo anche per tenere collegati ai progetti i giovani del posto. N. Il passaggio attraverso le ONG è indispensabile. Senza escludere il contatto con le istituzioni e quello col territorio (associazioni). Non conosco lavori di successo realizzati tramite il contatto istituzionale. Questo perché le ong sono radicate nel territorio, più dei comuni e delle istituzioni. Le istituzioni svolgono i loro compiti in maniera burocratica, inoltre se lavori con le istituzioni non puoi tenere le cose sotto controllo. Le ONG mostrano maggiore interesse. Meglio rivolgersi ad ONG stabili e monotematiche, in questo modo si può condividere gli interessi ed attuare uno scambio reciproco su metodi, tematiche e loro approfondimenti. Bisogna evitare quelle realtà o organizzazioni che hanno un complesso di inferiorità perché risulta essere un impedimento al lavoro. O. A livello internazionale conosco l’esperienza del P.R.I. (Penal Reform International), una delle istituzioni più serie che lavora sulla riduzione delle misure di carcerazione, e potrebbe avere qualche conoscenza del tema di cui mi hai chiesto (www.penalreform.org). Hanno una presenza regionale in America Latina, e poco fa sono venuti in Perù per sostenere qualche progetto. A livello governativo, sarebbe interessante visionare il sito web della INPE (Istituto Penitenziario del Perù. http://www.inpe.gob.pe/contenidos.php?id=226&np=32&direccion=1), dove potete trovare qualche informazione sull’azione post penitenziaria. Anche se, a occhio, credo di poter dire che questo è un settore particolarmente debole dell’INPE (anche analizzando il dato molto elevato relativo alla ripetizione del reato da parte di ex detenuti). Considero comunque che l’INPE sia un punto di riferimento importante nel caso si voglia avviare un lavoro di reinserimento in Perù di peruviani che hanno scontato la loro pena in Italia. P. La cooperazione internazionale non finanzia attività ad individui e non supporta attività per individui, supporta invece attività per comunità e per gruppi, per associazioni, gruppi di produttori, gruppi di villaggio. Nella vostra idea progettuale l'azione è basata sull'individuo, quello che interessa è che l'individuo torni indietro, e quindi tutto si gioca sulla persona non sulla comunità. Il lavoro che dovrete fare voi è verificare cosa esiste e dove, e verificare se le persone disponibili a rientrare sono persone che possono entrare in quella realtà. Mi riferisco alle centinaia di progetti magari di formazione fatti anche dalle realtà non governative che hanno come beneficiari i locali e che potrebbero accogliere situazioni particolari. Questo potrebbe darvi l'occasione di collaborare con realtà che sul territorio già funzionano. Dei casi di abbinamento ci potranno certo essere. 44
Sarebbe importante capire se c'è già un network capillare da cui si potrebbe partire. Le cose più capillari sono quelle organizzate dai religiosi. Dovete studiare quei paesi per vedere quali realtà ci sono. E poi bisogna fare una verifica in luogo, per trovare la disponibilità di una serie di centri ad accogliere dei nuovi beneficiari. Una questione importante da prevedere è chi fa il monitoraggio sul posto, bisogna garantirsi che la cosa sia seguita. Bisogna fare uno studio su quali sono le realtà recettive, i potenziali recettori di queste persone nei loro paesi (imprese, servizi sociali locali, ONG, missionari). Secondo me una cosa del genere costringe a lavorare ad hoc. 45