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DOMANDE AREA ANTROPOLOGICO – CULTURALE<br />
DOMANDA 8 Quali pensa siano le ragioni che hanno spinto suoi connazionali a cercare di emigrare?<br />
A. Sicuramente un bisogno tremendo a livello economico, perché il primo bisogno che ci spinge a emigrare è<br />
l'assenza di lavoro, molte volte non si ha una possibilità di lavoro e se si trova qualcosa non è abbastanza:<br />
semplicemente permette di mangiare, non dà abbastanza soldi. In Perù si vive una condizione di sopravvivenza:<br />
si vive alla giornata e senza sapere se si arriverà a domani.<br />
B. Sicuramente la povertà. Il Perù dopo gli anni '80, con il governo di Fujimori, ha vissuto una crisi economica molto<br />
pesante, tanto che quel governo è stato denominato il Fuji - shock. Sono state introdotte misure economiche che<br />
da un momento all'altro hanno portato ad una crisi molto pesante. Anche se già prima la gente migrava<br />
(soprattutto verso gli Stati Uniti, e successivamente c'è stato il boom della Spagna che è durato un periodo), con<br />
Fujimori c'è stata un'accentuazione della crisi soprattutto nei settori della classe media, che si è impoverita. Molte<br />
persone che stavano abbastanza bene e avevano delle risorse le hanno usate per andare via. Infatti la prima<br />
migrazione verso l'Italia è stata di persone laureate, che lavoravano nelle istituzioni pubbliche, molti avvocati,<br />
insegnanti. Le ultime migrazioni presentano caratteristiche diverse perché riguardano persone che sono riuscite<br />
ad emigrare tramite parenti, tramite il prestiti di soldi, hanno ipotecato le poche cose che avevano, per trovare i<br />
soldi per riuscire a venire. Attualmente il costo per arrivare con un passaporto che non è il tuo si aggira intorno ai<br />
5.000 - 6.000 euro.<br />
Sicuramente la povertà, la mancanza di lavoro, inoltre là in Perù a 25 anni sei già vecchio per lavorare. Abbiamo<br />
una visione dell'essere vecchio diversa che in Italia. In Italia anziano vuole dire 80 anni, in Perù vuol dire avere 60<br />
anni perché l'aspettativa di vita è minore. Il datore di lavoro ricerca persone giovani, soprattutto nei grandi<br />
magazzini (Esselunga) o grandi supermercati (Carrefour) si assumono persone giovanissime, cioè intorno ai 18<br />
anni. A 25 anni già si comincia a fare fatica a trovare lavoro. La popolazione del Perù è prevalentemente giovane.<br />
C. Dipende dalla persona, io ho lasciato il mio paese perché amo l'arte, ero all'università e volevo conoscere le opere<br />
d'arte europee. Qualcuno emigra per cercarsi un futuro, perché in Perù l'economia 5/6 anni fa era un po'<br />
sbilanciata, cioè non era sicura, c'era instabilità. Lo stipendio di un lavoratore o di un impiegato non riusciva a<br />
coprire il bisogno perché c'erano un sacco di spese. Quindi le persone cercavano di uscire per trovare una vita<br />
migliore.<br />
D. Per migliorare la propria situazione, stare un po' meglio, farsi un po' di soldi, migliorare il modo di vivere. Perché la<br />
situazione economica in Perù è caratterizzata dall’assenza di lavoro, e per chi lavora lo stipendio è bassissimo.<br />
E. Per la situazione economica e sociale, in Perù gli stipendi sono più bassi e la vita in Italia è più tranquilla e serena.<br />
In Italia ci sono più possibilità di migliorare la condizione di vita.<br />
F. Non c’è lavoro e lo stipendio è basso.<br />
G. Per lavorare, quello che si guadagna in Italia con un lavoro normale è uguale a quello che guadagna un dottore in<br />
Perù.<br />
H. La situazione economica, l’economia è in crisi.<br />
I. Ho poche notizie sul Perù perché sono poco presenti nel CPT.<br />
J. Le ragioni sono varie, la prima è sempre l'urgenza di miglioramento economico e della propria vita. Inoltre<br />
soprattutto da queste regioni funziona il tam tam del gruppo che è già venuto qua. Non credo che siano percorsi di<br />
emigrazioni strutturati con delle mete chiare di inserimento lavorativo.<br />
N. Le migrazioni verso altri paesi sono strettamente legate alle migrazioni interne che ci sono state negli ultimi 20<br />
anni (soprattutto dal 1980 al 2000). Due situazioni particolari: da una parte la violenza terroristica e la violenza<br />
politica, quindi la guerra interna che ha fatto 70.000 morti in 20 anni. Questa situazione ha prodotto dei movimenti<br />
fortissimi dall’interno, dalle zone rurali alla città e automaticamente questo ha prodotto una riduzione della<br />
possibilità di lavoro all’interno della città e quindi la fuga verso l’estero. Dall’altra parte c’è la questione economica<br />
che si è molto aggravata negli ultimi 20 anni, in particolare dal ’90 al ’95, perché sono state adottate una serie di<br />
misure finanziarie che hanno ridotto il potere d’acquisto di cento volte (il cosiddetto “pacchettasso”, che ha<br />
provocato da un giorno all’altro un’inflazione del 1000 per 1000). Le ragioni dell’emigrazione sono la mancanza di<br />
un’occupazione adeguata e la conoscenza delle condizioni di vita in altri paesi. Vale molto il richiamo da parte di<br />
chi è già emigrato. Il famigliare che è già in Italia, anche se disoccupato o in condizioni di difficoltà, non lo<br />
ammette mai, soprattutto con i parenti. Questo perché spesso la famiglia è compromessa, è impegnata nel<br />
rendere possibile l’emigrazione, quindi la famiglia conta molto su chi è emigrato e, nei primi due anni (periodo in<br />
cui è difficile trovare un lavoro in Italia) non dicono “guardate che ci siamo sbagliati, non è come avevamo pensato<br />
ect", comunque mentono. Questa dinamica, tipicamente peruviana, non facilita il freno all’emigrazione.<br />
La popolazione che si trasferisce a Lima dalle zone interne del paese è in condizioni di estrema povertà, abituata<br />
all’economia basata sull’agricoltura, sulla coltivazione del proprio campo e dell’allevamento delle proprie bestie,<br />
arrivano a Lima senza soldi e senza niente e non potrebbero mai intraprendere un viaggio verso l’Europa ed è<br />
difficile che cadano subito nelle mani di strozzini. E’ una questione proprio famigliare, cioè emigra in Europa chi ha<br />
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