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avere un appoggio da chi segue queste persone anche per esempio all’interno del consolato. La Tunisia ha delle<br />
buone istituzione e i progetti promossi da enti europei vengono bene accolti.<br />
J. E' necessario coinvolgere il governo, almeno il governo locale ma anche le ONG presenti sul territorio. Bisogna<br />
avere una conoscenza buona delle ONG, perché succede che in questi paesi alcune ONG siano fasulle, bisogna<br />
prevedere anche la presenza di un espatriato che segua il progetto, perché basarlo solo su ONG locali è quanto<br />
mai pericoloso. Rispetto alle ONG locali è bene chiedere alle ONG italiane, perché di solito hanno rapporti con<br />
partner locali e quindi si può partire con un loro appoggio.<br />
K. E’ funzionale soprattutto lavorare con le associazioni perché riescono ad allacciare i rapporti con le municipalità,<br />
quindi col territorio, perché le associazioni hanno la conoscenza del territorio. Ci deve essere anche una cornice<br />
politica, che favorirebbe progetti tipo il vostro, altrimenti il rischio è di iniziare un progetto che poi a livello di<br />
municipalità viene interpretato come qualcosa di imposto da un altro paese, e questo non è funzionale. E’ logico<br />
che i tempi della burocrazia sono diversi dai tempi delle associazioni, che operano molto rapidamente, mentre<br />
trovare gli accordi a livello politico è molto più lungo e complicato. Se c’è un accordo governativo è più facile per<br />
gli operatori portare avanti un certo tipo di progetto. Noi chiediamo che il progetto non sia calato dall’altro, ma<br />
chiediamo delle lettere di intesa e di partecipazione e collaborazione, con il coinvolgimento di associazioni sul<br />
territorio e della municipalità. Solo così può funzionare un progetto. A monte, visto il problema di cui vi occupate,<br />
se non c’è l’accordo col governo e con l’istituzione non credo il vostro progetto possa avere le gambe per<br />
camminare.<br />
Come cooperazione internazionale finanziamo progetti in tutti i settori. L’obiettivo del progetto deve favorire l’autosviluppo<br />
locale e ci deve essere una sinergia con le strategie locali, nel senso che deve comunque essere in<br />
appoggio delle municipalità o delle regioni. Ci deve essere una omogeneità con la strategia locale di sviluppo del<br />
paese e dell’area dove si va ad operare. I progetti vengono presentati da ONG e associazioni che hanno come<br />
attività prioritaria la cooperazione allo sviluppo. Gli ambito sono i più diversi: formazione professionale, sanità,<br />
agricoltura, cultura.<br />
Il reinserimento socio-lavorativo di persone con un percorso migratorio fallito può essere contemplato tra i progetti<br />
che finanziamo, ma deve essere concordato con le autorità locali. Le nostre ONG conoscono il territorio,<br />
collaborano con le municipalità e le associazioni locali. Per rendere operativo il vostro progetto è necessario<br />
creare degli accordi con le municipalità, i governi, fin dall’inizio del progetto.<br />
P. La cooperazione internazionale non finanzia attività ad individui e non supporta attività per individui, supporta<br />
invece attività per comunità e per gruppi, per associazioni, gruppi di produttori, gruppi di villaggio.<br />
Nella vostra idea progettuale l'azione è basata sull'individuo, quello che interessa è che l'individuo torni indietro, e<br />
quindi tutto si gioca sulla persona non sulla comunità.<br />
Il lavoro che dovrete fare voi è verificare cosa esiste e dove, e verificare se le persone disponibili a rientrare sono<br />
persone che possono entrare in quella realtà. Mi riferisco alle centinaia di progetti magari di formazione fatti anche<br />
dalle realtà non governative che hanno come beneficiari i locali e che potrebbero accogliere situazioni particolari.<br />
Questo potrebbe darvi l'occasione di collaborare con realtà che sul territorio già funzionano. Dei casi di<br />
abbinamento ci potranno certo essere.<br />
Sarebbe importante capire se c'è già un network capillare da cui si potrebbe partire. Le cose più capillari sono<br />
quelle organizzate dai religiosi. Dovete studiare quei paesi per vedere quali realtà ci sono. E poi bisogna fare una<br />
verifica in luogo, per trovare la disponibilità di una serie di centri ad accogliere dei nuovi beneficiari.<br />
Una questione importante da prevedere è chi fa il monitoraggio sul posto, bisogna garantirsi che la cosa sia<br />
seguita.<br />
Bisogna fare uno studio su quali sono le realtà recettive, i potenziali recettori di queste persone nei loro paesi<br />
(imprese, servizi sociali locali, ONG, missionari). Secondo me una cosa del genere costringe a lavorare ad hoc.<br />
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