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testo pdf - Piccolo Principe

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Irregolarità e mercato del lavoro nero. L’attività di vigilanza sarebbe di per sé un deterrente tutt’altro che<br />

trascurabile per contrastare l’area del lavoro sommerso e sfruttato, che coinvolge un gran numero di irregolari,<br />

ma risulta di fatto insufficiente, specialmente in realtà produttive a notevole dispersione come l’agricoltura o<br />

eccessivamente frammentate come il settore della collaborazione familiare, come anche nel commercio e<br />

nelle piccole imprese. Il settore agricolo, in prevalenza stagionale, è uno degli ambiti di lavoro che assorbono<br />

maggiormente la manodopera immigrata irregolare e per questo è stato oggetto di una ricerca realizzata nel<br />

2004 dall’associazione umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF), attraverso visite e interviste a 770 persone,<br />

hanno evidenziato condizioni di trattamento veramente disumane.<br />

Le visite ispettive vengono svolte su tutto il territorio nazionale dall’INPS, dall’INAIL e dal Nucleo Ispettivo dei<br />

Carabinieri presso il Ministero del Lavoro. Queste ultime nel 2005 hanno riguardato 24.555 aziende. All’interno<br />

di queste uno straniero su quattro non ha potuto dimostrare un rapporto di lavoro in regola e il 12,9% è<br />

risultato privo di permesso di soggiorno.<br />

Quanto alla tipologia del lavoro nero, nel Sud, a causa della disoccupazione diffusa, le infrazioni assumono un<br />

carattere più strutturale (aziende mai registrate, aziende fantasma). Nel Nord, invece, l’economia sommersa<br />

cerca di assumere facciate solo apparentemente regolari (ad esempio contratti fittizi di collaborazione<br />

coordinata e continuativa) o forme di lavoro subordinato fatte passare come autonomo (doppio lavoro,<br />

occultamento di ore lavorative).<br />

Date queste premesse risulta quanto mai difficile innestare circuiti virtuosi di sostegno alla legalità, che vede<br />

nel lavoro uno dei mezzi principali, in quanto esso, oltre che essere importante strumento per la realizzazione<br />

di sé, costituisce un fattore che influisce positivamente sui processi di inserimento sociale. Il lavoro in carcere<br />

e per gli ex-detenuti stranieri è merce rara, malgrado alcuni provvedimenti come la Circolare Ministeriale del<br />

’93 che ha permesso di fornire tutti gli stranieri in carcere di codice fiscale. Agli ostacoli burocratici e legislativi,<br />

ai problemi derivanti dalle caratteristiche socio-anagrafiche del target di riferimento, ovvero soggetti con livelli<br />

di istruzione bassi e quindi con poche risorse spendibili sul territorio, si aggiungono i problemi derivanti dai<br />

vincoli sociali e dai pregiudizi. In sintesi ci troviamo di fronte ad una popolazione che per i motivi sopra citati<br />

viene inserita in percentuale residuale nei pochi progetti di formazione e lavoro, malgrado la nostra<br />

Costituzione all’articolo 3 stabilisce che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla<br />

legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e<br />

sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto<br />

la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”<br />

Anche in Italia quindi è giunto il momento di studiare, progettare ed indagare al meglio queste situazioni,<br />

interrogandoci, senza pregiudizi, sulle reali vie percorribili per rientri assistiti caratterizzati anche da un efficace<br />

reinserimento socio-lavorativo.<br />

Crediamo che in Lombardia essendo una regione che è sempre stata molto sensibile ed inclusiva al problema<br />

migratorio, sia giunto il momento di farsi carico anche del problema dei detenuti stranieri con decreto di<br />

espulsione, seppur in via sperimentale, tenendo conto delle risorse disponibili: in quest’ottica abbiamo<br />

progettato e realizzato ODISSEO - Progetto per il rientro onorevole, e di seguito si presentato i risultati di:<br />

• La ricerca<br />

• la progettazione e sperimentazione di due percorsi di rientro assistito di soggetti in espiazione pena<br />

nella Seconda Casa di Reclusione di Milano Bollate, che volontariamente hanno voluto sottoporsi a<br />

questo percorso.<br />

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