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conoscenza, con un coinvolgimento attivo in modo che il progetto possa proseguire anche senza il soggetto<br />
italiano. Un altro elemento è uno studio, una valutazione a monte, delle opportunità che il territorio offre a livello<br />
locale. Per esempio ci sono dei progetti che si basano sulla medicina tradizionale, oppure che prevedono<br />
l’impiego di tecniche migliori per coltivazioni già presenti. Questa analisi di fattibilità iniziale è fondamentale per<br />
poter capire quali sono le opportunità che il territorio offre.<br />
In alcuni ambiti particolari, come quello sanitario, un contributo da parte dei soggetti europei è importante, se non<br />
fondamentale. Noi facciamo dei gemellaggi, per esempio tra ospedali lombardi e ospedali di paesi terzi. Quello<br />
che viene fatto in questi progetti è proprio il trasferimento di know how da personale sanitario europeo a personale<br />
dei paesi terzi. Proprio perché su alcuni ambiti gli europei hanno un livello di conoscenza superiore. Alcune volte è<br />
capitato anche che i medici italiani non avessero conoscenza tecnica superiore, ma il bisogno degli ospedali dei<br />
paesi terzi era rispetto agli aspetti organizzativi. Spesso nei paesi terzi non c’è l’idea di come si faccia<br />
l’organizzazione di un ospedale, quindi il nostro affiancamento è importante in questo senso. A volte hanno i<br />
mezzi ma non li sanno utilizzare al meglio, perciò l’affiancamento li aiuta in questo. Anche la forma di micro<br />
impresa rivolta alle donne viene realizzata con una forma di affiancamento per l’organizzazione della micro<br />
impresa, poi loro sono capaci. Per esempio io ho partecipato ad un convegno sulle donne africane e la cosa che<br />
mi ha stupita è stata che loro hanno chiesto di non mandare soldi ma risorse che le aiutassero a capire come<br />
organizzarsi, perché per il resto ci potevano pensare loro. E’ proprio un discorso di organizzazione delle varie<br />
attività in tutti i settori. La metodologia che riteniamo più funzionale è di prevedere una prima parte di progetto con<br />
un contributo consistente delle organizzazioni europee, poi una fase di affiancamento che mantenga un legame<br />
che progressivamente diminuisce fino a che la realtà del paese terzo diventa autonoma. Perché non bisogna<br />
pensare di abbandonarli immediatamente. Ci vuole un coinvolgimento loro, quando il progetto nasce deve essere<br />
progettato insieme (europei e paesi terzi), perché deve essere sentito, solo in questo modo sarà un progetto di<br />
successo, perché loro hanno partecipato alla creazione, in base alle loro esigenze. Anche i rappresentanti delle<br />
nostre associazioni, che conoscono le realtà locali e che vivono là da anni, non possono avere le esigenze che ha<br />
la persona che è nata in quel posto e che vive quella realtà, con una cultura diversa dalla nostra. Quindi il progetto<br />
deve essere condiviso. E’ necessario fin dalla progettazione coinvolgere le realtà locali dei paesi terzi, di chi poi<br />
avrà la gestione del progetto. In genere i progetti nascono sulla base di esigenze che sono locali. Per esempio nei<br />
progetti sanitari di gemellaggio, essi vengono fatti con i nostri ospedali, ma la componente maggiormente<br />
coinvolta non è quella dei medici bensì quella degli infermieri, perché c’è proprio bisogna di puntare l’intervento ad<br />
un livello organizzativo, è l’organizzazione dell’ospedale che manca. Nel caso del vostro progetto si tratta di un<br />
capovolgimento della logica che abbiamo esposto, perché l’esigenza parte da noi e dobbiamo farla capire a loro e<br />
coinvolgerli. Il problema è che avrete relazioni con paesi che non sono molto sensibili alle esigenze degli altri.<br />
Anche in Albania abbiamo saputo di donne che vengono rinchiuse in casa, senza nessun diritto, solo doveri,<br />
sposate sulla base di accordi famigliari. In Albania una giovane di 20 anni non sposata è considerata una nullità<br />
per la società e una vergogna per la famiglia. Abbiamo finanziato un progetto di formazione con CELIM e ci<br />
raccontavano che c’era una grande difficoltà a far partecipare le donne al corso di formazione e, se arrivavano,<br />
venivano accompagnate dal marito o dal fidanzato o dal padre e alcune dalla suocera, che pretendevano di stare<br />
fuori dalla stanza. Questo corso è stato organizzato a 2 km dalla città e queste donne non erano mai state in città.<br />
Un progetto come il vostro di reinserimento lavorativo è bene che si basi sul ruolo che le donne hanno in queste<br />
culture.<br />
La cooperazione italiana ha affidato al Cesvi la stesura di uno strategy paper su migrazione e sviluppo. Si tratta di<br />
una cosa che sta sempre più interessando la platea internazionale, a livello di commissione europea è già stata<br />
istituita una commissione su questa tematica. L’Italia la sta definendo. La strategy paper serve a collegare il<br />
discorso migratorio al discorso dello sviluppo nei suoi vari aspetti, perché per ora si parla solo di rimesse, ma la<br />
tematica non è stata ancora affrontata in maniera precisa e analitica, per cui ci sono diverse visioni. Entro fine<br />
anno si dovrebbe arrivare ad un documento condiviso. E’ un argomento che è su tutti i tavoli. Ci accorgiamo che<br />
tanti organismi stanno occupandosi di questo problema.<br />
DOMANDA 31 (Per i cooperanti o camere di commercio) Avete subito reati nel paese in cui avete operato? Quali reati? Li<br />
avete denunciati? Vedevate compiere reati e di che tipo?<br />
J. Una volta uno scippo.<br />
R. Veramente i reati li ho subiti tutti in Italia, mi hanno rubato 3 volte, una volta il portafoglio e quest'anno tutta la<br />
borsa. Non ho mai subito un reato all'estero.<br />
DOMANDA 32 (Per i cooperanti o camere di commercio) Pensa che per proporre degli inserimenti lavorativi di rimpatriati<br />
ci si possa affidare alle strutture di assistenza presenti nella nazione in cui opera, o ritiene che si possano<br />
raggiungere migliori risultati cercando l’aiuto di organizzazioni non governative di stati esteri?<br />
J. E' necessario coinvolgere il governo, almeno il governo locale ma anche le ONG presenti sul territorio. Bisogna<br />
avere una conoscenza buona delle ONG, perché succede che in questi paesi le ONG siano fasulle, bisogna<br />
prevedere anche la presenza di un espatriato che segua il progetto, perché basarlo solo su ONG locali è quanto<br />
mai pericoloso. Rispetto alle ONG locali è bene chiedere alle ONG presenti in Italia, perché di solito queste ultime<br />
hanno rapporti con partner locali dei paesi terzi e quindi si può partire con un loro appoggio.<br />
K. E’ funzionale soprattutto lavorare con le associazioni perché riescono ad allacciare i rapporti con le municipalità,<br />
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