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A. In genere i rimpatriati sono persone che hanno ignorato la legge sul permesso di soggiorno per turismo, che non è<br />
un reato grave, per la moralità non è considerata una cosa grave. Di conseguenza vengono accolti bene perché<br />
alla fine sono considerate delle vittime. Vengono considerati sfortunati, perché quando vengono portati al CPT e<br />
poi espulsi, tutti i beni che avevano in Italia vengono persi perché nessuno ha la possibilità di recuperali e portali a<br />
casa. Perciò hanno lavorato qua senza riuscire a portare niente a casa, è proprio un fallimento.<br />
B. Dipende molto dalla famiglia. Per i rom quando tornano si rivolgono alla loro comunità e ovviamente vengono<br />
accettati perché lì la delinquenza è vista bene, non c'è pregiudizio. Se capita ad una persona (non rom) di essere<br />
condannato e poi mandato in Romania, viene accolto dalla famiglia come una persona uscita dal carcere, non<br />
importa che viene dall'Italia. Ho conosciuto persone che non erano regolari qui e che sono stati mandati per forza<br />
in Romania, di solito provano a rientrare in Italia. Persone che hanno scontato una pena e che sono stati mandati<br />
in Romania non ne ho conosciute.<br />
C. Sono contenti di rivederlo, e immagino che il problema che si pongono sia la questione del lavoro, che non ha più.<br />
D. Penso bene. Conosco due casi, due ragazzi, le famiglie non li hanno accolti male, hanno capito quello che è<br />
successo e gli hanno consigliato di rimanere a casa perché la legge dice che non si può emigrare in Europa per 5<br />
anni dopo un rimpatrio forzato.<br />
E. Sono tristi.<br />
F. Rimangono delusi perché torni senza soldi e senza niente.<br />
G. Per venire in Italia si ha avuto un prestito, se torno senza niente come faccio a ripagare il prestito? Diventa un<br />
problema per tutta la famiglia. Qualcuno è arrivato a dover vendere la casa.<br />
Io parteciperei ad un progetto di rientro onorevole se mi viene offerto un lavoro pagato bene e sicuro, sono in Italia<br />
lontano dalla mia famiglia solo per lavorare.<br />
I. Credo che venga occultato quello che hanno fatto in Italia, soprattutto se hanno fatto qualcosa di poco chiaro. In<br />
Romania rispetto alle donne so che non è visto bene il fatto che si siano prostituite in Italia. Nei colloqui che<br />
abbiamo con gli ospiti le donne rumene raccontano che i loro genitori tendono a far finta di non sapere quello che<br />
la propria figlia fa in Italia, e quando torna l'accoglienza non è così dura o crudele come la ragazza stessa<br />
potrebbe immaginare. La ragazza di solito ha paura di non essere bene accolta immaginando che i genitori<br />
sappiano che lei si è prostituita in Italia, in realtà i genitori fanno più una sceneggiata e la cosa finisce lì.<br />
Problemi di essere accolti male riguardano solo quelle persone che sanno di avere delle pendenze con la<br />
giustizia, ma ciò non riguarda né la famiglia né gli amici né la comunità di appartenenza. Non ho mai visto atti di<br />
autolesionismo per la paura di rientrare a casa, in famiglia; li ho visti per la paura di dover scontare pene nel<br />
proprio paese d’origine.<br />
M. La famiglia lo accoglie con un po' di dispiacere perché non è riuscito, ma sono felici che sia tornato a casa.<br />
Q. Male. Credo che tranne per il ragazzino che scappa, per gli altri senz'altro male. Perché in tutte le situazioni la<br />
famiglia investe, a livello economico, affettivo, emotivo. Pensando alle catene migratorie l'investimento significa<br />
che c'è una futuro per gli altri. Il rimpatrio forzato in cui uno torna con il vestito che ha indosso è sempre<br />
traumatico.<br />
R. Questo dipende da come rientrano, in quali condizioni. Se ritorna una persona che qua è riuscita a guadagnare<br />
qualcosa ed inoltre è inserito nel nostro programma per la reintegrazione, questa persona è benvenuta. Dipende<br />
anche dai rapporti che ha avuto con i famigliari durante il periodo migratorio. Certo se una persona ha avuto delle<br />
difficoltà grosse qua e poi rientra e continua ad essere una problema lì, non è benvenuto. Nel nostro programma<br />
umanitario aiutiamo nel rientro le persone malate e spesso i famigliari non li vogliono lì, perché non sanno che<br />
fare con loro.<br />
DOMANDA 13 Di fronte ad un rientro forzato, ritiene che ci sia una qualche forma di accoglienza da parte della cerchia<br />
parentale o dai precedenti amici del rimpatriato?<br />
C. Di solito nessuno dice nulla.<br />
E. Mi hanno preso, che posso fare, mi hanno preso e devo tornare piuttosto che stare in carcere.<br />
F. Loro non capiscono perché sei tornato indietro.<br />
G. Gli dispiace, ma non gli interessa molto. Chi viene espulso prova a tornare, perché se rimane in Romania non ha<br />
niente da fare.<br />
M. Difficile dire, non l'ho mai vissuto personalmente. Secondo me portano con loro la croce di quello che non è<br />
riuscito, ma non è una croce molto pesante perché è almeno uno di quelli che ci ha provato, che già dà una<br />
fierezza in più. Secondo me questo non è un problema dal punto di vista sociologico.<br />
Q. In realtà le persone che provengono dalla Romania raccontano il rimpatrio ridendo, il concetto è vado e vengo, lo<br />
mettono in conto perché i rimpatri in Romania sono tantissimi per cui vanno e vengono. Per esempio chi usa il<br />
passaporto sa che deve rifarlo a causa del timbro. Però la Romania è vicina all'Italia, per cui l'investimento è più<br />
basso.<br />
R. Dipende da persona a persona. Non credo che la cerchia amicale faccia lo stesso ragionamento dei parenti,<br />
dipende cosa gli chiede uno quando rientra, se gli richiede qualcosa. Conosco bene la realtà balcanica per quanto<br />
riguarda il ritorno dove c'è stata la guerra. Lì ci sono stati problemi per le persone che ritornavano dopo essere<br />
scappate dalla guerra, persone che non aveva vissuto tutto quello che avevano vissuto quelli che erano rimasti. E<br />
in più tornavano assistito e tornavano magari anche con qualche soldo risparmiato, questo ha creato problemi.<br />
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