Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA
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no *), dove è asceso per sacrificare a Giove L aziale,<br />
ha letto negli astri il pericolo della patria.<br />
A quei segni miracolosi egli non aveva dovuto prestare<br />
molta attenzione, e l’ impressione ricevutane<br />
dovette essere poco profonda, se la Musa sente il<br />
bisogno <strong>di</strong> richiam arglieli alla memoria con quei<br />
versi pedestri :<br />
Tu quoque, cum tumulos Albano in monte nivalis<br />
L ustrasti et laeto mactasti lacte Latinas<br />
Vi<strong>di</strong>sti et claro tremulos ardore cometas,<br />
Multaque misceri nocturna strage putasti ;<br />
ne’ quali quel tu quoque rivela come lo stesso <strong>Cicerone</strong><br />
sia rimasto sbalor<strong>di</strong>to da quella strana<br />
descrizione <strong>di</strong> Urania, la quale, forse, percepiva<br />
gli avvenim enti celesti in modo ben <strong>di</strong>verso da<br />
noi altri profani. Tutto il brano, poi, ha l’ apparenza<br />
d ’ un <strong>di</strong>scorso messo su, all’ improvviso,<br />
per ricordare a uno smemorato quel che nessuno<br />
avrebbe creduto potesse mai <strong>di</strong>menticare.<br />
U na seconda volta il Poeta (e già comincia a<br />
stancarsene anche il P atin) 2) tira in ballo l’aruspice<br />
tirreno, il quale aveva predetto, non si sa a chi, il<br />
piombare della folgore <strong>di</strong> Giove sul Campidoglio.<br />
U na terza volta ancora la Musa torna alle pre<strong>di</strong>zioni<br />
degli aruspici etruschi, e fa rizzare i capelli,<br />
descrivendo, in modo preciso e minuzioso, le scia<br />
1) I barbassori, a’ quali Orazio più tar<strong>di</strong> dava la berta, s’ ostinavano<br />
a ritenere che, sul monte Albano, le Camene avessero dettate<br />
le leggi delle do<strong>di</strong>ci tavole.<br />
2) Op. cit. p. 435.