Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

questi lo ringraziava dell’ assistenza prestatagli *),
s’ ha da ritenere conoscesse le opere, pur non volendo
consentire col D rum ann e col Bucheler che
si debban le parole « auricola infima molliorem » *)
riferire alle catulliane « mollior infima auricilla 3).
§ 5. — C o n c h iu sio n e s u ’ p o e t i l a t in i
E SULLA PRIMA PARTE.
Delle opere degli scrittori romani giudica bene
quelle su cui il tempo ha cosparsa quasi una patina
di venerabilità; non bene quell? dei recenti,
i quali, tra i molti difetti, avevan sempre il pregio
di togliere le ultim e incertezze alla prosodia e alla
metrica, di arricchire la lingua, di spianare, per dir
così, la strada alla grande arte vergi liana.
Conchiudendo: i giudizi raccolti par che dimostrino
Cicerone critico non sempre sereno, obbiettivo.
Egli conosce il bello, lo ammira, n ’ è attratto; ma,
oratore, uomo politico, filosofo, non considera la fi-
') Cat. Carmina 49 — Catullo, a nostro credere, non si sarebbe
detto tanto « pessiinus ornmium poeta, quanto « Cicero optimus om-
mium patronus », se non fosse stato conosciuto, personalmente e
come poeta, dal Nostro. Non sappiamo, poi, trovare nell’Epigramma
1’ ironia, che v’ ha voluto vedere qualcuno. Questo, del resto, conforterebbe
la nostra tesi piuttosto che infirmarla.
2) Ad A. fr. II, 15, 4.
3) Cat. Carmina.