Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

Avrei potuto, soggiunge, opprimere tu tti, ma
non volli; preferii un governo misto di elementi
vari. Qual costrutto n ’ ho ricavato?
io ; èv xu crìv TtoXXoàtnv ia rp ifrjv X u x o ;
sono come un lupo circondato da bramose cagne !
E, per tralasciare altri poeti, quante volte Teo-
gnide non vanta, nelle sue elegie, la fermezza del
suo carattere politico, che, al pari dell’oro, non mai
mutò, non mai si coperse di m acchia?
Non ci sembra neppure esatto l’asserire che Cicerone
abbia preteso di far convergere sulla sua persona
le finzioni de’ m iti eroici greci. Come si p u ò , in ­
fatti , afferm are, che il poem a, a giudicarne d a’
fram m enti pervenuti fino a noi, rechi traccia alcuna
di quest’ adattam ento? Vi si rivela, invece,
un’ im pronta del tu tto rom ana, e assai scarsi vi
dovevano essere gli elementi tradizio n ali, s e ,
ne’ versi conservatici, tanto studio m anifesta l’autore
di vestire la storia contemporanea di forme
solenni e grandiose.
Se, però, è u n ’esagerazione l'affermare che nessun
uomo di Stato mai abbia cantate le proprie lodi,
non può disconoscersi che nessuno, prim a di Cicerone,
abbia pensato a scrivere un vero poema
auto-encomiastico.
Quella di Sòlone e di Teognide è poesia gnomica,
e suo scopo è di educare il popolo alle lotte della
vita politica, non già di tessere l’apologia del poeta,
del quale, anzi, non si parla che fugacemente. Se,