Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

prestasasse fede sul serio a queste ingenue fantasie,
le qualali, forse, entravano nel bagaglio rettorico dei
letteratati del tempo, e formavan quasi la parte de-
corativava de’ loro discorsi e delle loro scritture. Sebbene
ldo scetticismo degli eruditi si notasse già
d’allorara, tuttavia, a parer nostro, niun dubbio può
esserci, ii, che queste credenze volgari esercitassero una
certa a:azione sul modo di giudicare e d’intendere le
opere p< poetiche. Di fatti, non si saprebbe altrimenti in
nessun n modo spiegare il ridicolo, che il Yenosino, in
tanti li luoghi delle Satire e delle Epistole, sparge
a pienene mani su quegli esaltati, che confondevano
i il bernoccolo della poesia con quello della
strambaberia.
Solalamente più tardi, dopo la rivoluzione filosofica
e e morale, per la quale, secondo le parole di Lucrezio,
o, « la religione, che già ci opprimeva coi
suoi t( terrori, è vinta ai nostri piedi, e pari siam
fatti a agli dèi del cielo », proscritti gli antichi pre-
giudiziizi, che, prima, avevan fatto volgere, dubbiosi
e timcnorosi, i mortali agli arcani imperscrutabili
degli 1 Dei; si giudica la poesia opera umana, e si afferma
a che gli Dei non si curano degli uomini, anche
se queuesti siano poeti, nè mandano prodigi quaggiù
dalle ì superne regioni del cielo *). Anzi Orazio,
celianando, dice di non poter lui aspirare al titolo
di poeioeta, essendo riservato questo onore a chi ha
ingegngno divino e voce altisonante 2). E altrove
') H(Hor. Sat. I, 5.
8) B Hor. Sat. 1, 4, 42 e segg.