, nuove, tra tte o im itate dal greco, impiegando i term ini più eleganti della propria lingua ed esercitandosi insieme in tentativi poetici *). Giovinetto ancora, nell’anno 659 <strong>di</strong> Roma, quattor<strong>di</strong>cenne appena, compose, in quel genere epico allora in pregio, il Glauco, un poemetto, che esisteva ai tem pi <strong>di</strong> Plutarco, il quale lo ricorda, e che, secondo il Ribbeck 2), certam ente ebbe origine da un modello greco. Noi sappiamo, osserva questo critico, che Callimaco aveva cantato Glauco; ma non abbiamo notizie precise dell’opera sua, come non ne abbiamo del poemetto <strong>di</strong> <strong>Cicerone</strong>. Non<strong>di</strong>meno il mito <strong>di</strong> Glauco, che la portentosa erba fé consorto in mar degli altri dei, apparso spesso nel dram m a satirico e nella poesia narrativa e lirica de’ g reci, offriva, per la sua v arietà, m ateria ben ad atta a un poema: e a questa dovette attingere il giovane <strong>Cicerone</strong>. T ra il 662 e il 668, da’ se<strong>di</strong>ci a ’ ventun anno, egli continuava a provarsi in vari metri; e, dopo i tetram etri su Glauco, scrisse un nuovo poemetto mitologico sulle trasformazioni <strong>di</strong> Ceice e <strong>di</strong> Alcione in esametri, de’ quali solo due ci ha conservato Nonio alla voce praevius: ....... genuit clarus delapsus ab astris praevius aurorae, solis noctisque satelles 3). *) Cic. De or. I, 34, 154 e segg. 2) Ribbeck Otto — Histoire de la poesie latine jusqu’ a la fin de la Republique, traduit par Edouard Droz et Albert Kontz. Paris, E Leroux, é<strong>di</strong>t BesauQon, imp. Do<strong>di</strong>vers, 1891, in 8.°. ') Ovid. Metam. XI, 455.
Colmarono alcuni la lacuna del frammento, sostituendo ai puntini del primo verso la parola « Alcionem ». Qui, invece, si tra tta <strong>di</strong> Lucifero che generò Ceice, maritus Alcionis, sidereus co- niux *) come lo chiamano Ovi<strong>di</strong>o, che ne narra i casi nell’XI delle Metamorfosi, e Luciano nel llspì |j,ETaiAopcp&>o3
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