Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

opere, attesta chiaramente quanto fosse versato
nello studio dei poeti.
Non c’ è quasi dubbio che Cicerone abbia giudicato
poco equamente e serenamente l’ingegno e
le opere dei Greci, specialmente in paragone dell’ingegno
e delle opere dei Romani. Risente, per
questo, del consueto modo di giudicare dei suoi
concittadini, sia per l’ amore sconfinato al nome
rom ano, che voleva circonfuso di un’ aureola di
luce fulgidissima di grandezza, di prestigio, di egemonia;
sia per l’alto concetto che aveva di sè, non
dubitando dirsi o superiore o uguale, e come oratore
e come storico e come filosofo, ai più dotti
e geniali de’ greci. Egli, però, è quel che si direbbe
un filelleno, non ignorando di esserlo, e riconoscendo,
forse anche, 1’ eccellenza del genio greco; tuttavia,
come in politica, così anche in materia letteraria,
non si p>osson dire gran 'fatto profonde le sue convinzioni,,
nè precisare le sue opinioni.
Sebbeme, secondo il Lange *), par quasi assegni
una certia preminenza ai poeti greci là, nelle Tusm -
• lane, dowe dice: « Nec tamen si qui magnis ingeniis
in eo gemere exstiterunt, non satis graecorum gloriae
respondearunt »2); pure, su quest’argomento, in nessun
luogo deille sue opere espresse apertamente il suo pensiero.
Am zi avremo occasione, più avanti, di notare
che certi i versi di Pacuvio gli piacquero più di alcuni
*) Disseiertationes philologicae Halenses Voi. IV. Pars 2. Halis
Saxonum IV Max Niemeyer MDCCCLXXX.
3) Tusc.c. Disput. I. 2. 3.