Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

plesso, appar sempre che li abbia letti più per la
forma che per la sostanza, dalla quale, come è m anifesto,
dissentiva.
Cicerone ha parole aspre per le Atellane le quali,
tra le altre cose, trattano « res severas » J); ma
loda 1’ « urbanitatem » di Pomponio*), e il « salem »
di Novio 3).
Solo un uomo rozzo di animo basso può provare
diletto dei mimi e, quindi anche, de’ versi di P u ­
bblio e di Laberio 4): in questo genere il ridicolo e
l’assurdo si tendono la mano.
Lucilio, che, secondo Orazio, primo stropicciò,
con la satira, la pelle ai Romani, per correggerne
i costumi 5), è, pel Nostro, « homo doctus et perur-
banus 6); ma « sunt illius scripta leviora, u t hurba-
nitas summa appareat, doctrina mediocris » 7). Con
« m ulta urbanitate » 8) e « m ulta venustate » 9) descrive
Lucilio; anzi sono « optimi » i suoi frizzi, tra
quelli antichi dei romani, che vincono, alla lor
volta, per salacità, i m otti attici 10). E cita dalle
*) De div. II, 10, 25.
2) Ad famil. VII, 31, 2.
3) Orat. II, 69, 279; II, 63, 255; II, 70, 285.
4) Ad fam. X II, 18, 2.
5) Sat. II, 1, 62 segg.
6) De orat. 6, 25,
’) De div. I, 3, 7.
s) De fin. I, 3, 7.
9) De fin. I, 3, 9.
10) Ad fam. IX, 15, 2.