Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

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Tempestas, e questa lezione pare accetti il Bahr *). Al R ib b eck , in fin e, pare si debba ricostruire il testo serviano con Thcilia maesta. E , quasi a conferma, aggiunge che potè esser soggetto dei versi la leggenda siciliana, tra tta ta da Sofocle nelle Etnee, circa gli amori infelici della ninfa Tedia con Giove. Può darsi, in fatti, che, nel tempo in cui fu pretore in Sicilia, Cicerone si sia innam orato della leggenda creata dalla fervida fantasia del popolo, in mezzo al quale si trovava. Ma siamo sempre nel campo delle congetture. A ltri titoli di produzioni poetiche ciceroniane ci conserva Giuliano Capitolino nella vita di Gordiano: « Adulescens cum esset Gordianus... poèm ata scripsit... et quidem cuncta illa quae Cicero, i. e. Ma- rium et A ratum et Alcionas et Uxorium et Nilum, quae quidem ad hoc scripsit u t Ciceronis poèmata nimis antiqua viderentur » 2). Nulla si sa, però, dell’ Uxorius che, per il Ribbeck, sarebbe il titolo di un poema satirico o di una ' commedia sur un marito obbediente, e pel Yan Heusde diventa Exortus', come nulla si sa del Nilus, o Nixus secondo il Van Heusde. Inoltre Svetonio ci conserva 3) quattro esametri di Cicerone in Limone ( À s i j a w v Pratum ). *) Bàhr. Geschichte der romischen literatur. Carlsruhe — 1828. 2) lui. Capitol. Gordian. I li, 2. 3) Svet. Ter. V: « Tu quoque, qui solus leeto sermone, Terenti, Conversum expressumque latina voce Menandrum
È questo di « Limoni, Ast[ic&v, la Prairie, ou la Guirlande, osserva il P atin *), un de ces titres prétentieux, dont Piine 2) nous a donné la liste » . D ovette Cicerone, argom enta Tanaquil Faber, raccogliere in questo scritto, come in una ghirlanda, gli epigrammi composti per gli uomini più illustri. Nulla si sa di preciso di quest’opera; certamente, però, Plinio 3) e Quintiliano 4) ricordano epigrammi ciceroniani. In medio nobis sedatis vocibus eofers, Quidquid come loquens atque omnia dulcia liquens Cambiò il liqueiis finale in promens il Burmann ; altri in dicens. Ripetè il primo verso nel suo Protrepticon ad Nepotem (v. 58) Ausonio. Cesare anche a Terenzio: « Tu quoque, tu in summis, o dimidiate Menander, ecc... v ') Patin, Etudes sur la Poesie latine II, 421. 2) Hist. nat. Praef. 3) Plin. Ep. VII, 4, 3. Epigramma in Tironem, e Epigr. in Caninium Bebilum. Quest’ ultimo : « Vigilantem habemus consulem Caninium. In consulatu somnum non vidit suo. » non appartiene a Cicerone, che per il pensiero. Qualche grammatico, forse, lo ricavò dalle parole del De D iv., VII, 30: « Fuit (Caninius) mirifica vigilanza, qui suo toto consulatu somnum non viderit. » Caninio fu console dalle sette della sera fino alla mezzanotte ! *) Quintil. V ili, 6, 73. Il grande critico romano ci parla di un libro di facezie (Libellus iocularis?), al quale, forse, si possono riferire questi due versi: « Fundum Varrò vocat, quem possim mittere funda Ni tamen exciderit, qua cava funda patet. »
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PREFAZIONE Non solo quanti attendon
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