Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

nei tristi giorni dell’esilio e si era tanto cooperato
pel suo rimpatrio.
Al de temporibus meis '), composto circa il 699
e diviso pure in tre libri, apparterrebbero, secondo
i più, i due versi tanto b istrattati del Nostro:
Cedant arma togae, concedat laurea linguae
0 fortunatam natam, me consule, Eomam !
Quanto al testo del primo, citato nel De Officiis 2),
1’ ultim a parola è , per alcuni, linguae, per altri
laudi. Cicerone stesso, però, difendendosi dalle accuse
di Pisone, che era forse tra g l’ invidos et
improbos, ha laudi 3): e laus vuol dire appunto
gloria acquistata per fatti civili.
Del secondo 4) , citato col solito mordacissimo
lepore da Giovenale, ha trovata una variante meno
cacofonica il P ascoli5), che crede il natam una m aliziosa
geminazione delle ultim e due sillabe precedenti;
e, riportando il verso al de Consulatu, lo
m ette in bocca a U rania così :
0 fortunatam, Tulli, te consule, Romani!
’) Ad fam. I, 9, 23; ad Quint. fr. I l i , 1, 24 ; II, 13, 2 ; II,
15, 5; ad A tt. IV 8 b, 3.
z) De Officiis I, 22, 77.
3) In Pisonem. 72. Quanto alle allusioni a questo verso : Cfr.
Quint. X I, I; Serv. in Aeneid. I; Plinio V II, 30.
4) Diomed. Lib. I I (ma senza il nome di Cicerone); Q uintit. X I.
I; id.: IX , 4; Invenal. Sat. X, 119. A questo verso allude, forse,
Seneca : de Ira 111.
6) Pascoli. Op. cit.