Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

tanto, un po’ d ’erudizione fuor di posto sull’ ordine
dalla divina mente impresso al cielo e a ’ corpi celesti.
Nel Sogno di Scipione, però, traspare quasi
la calma del Paradiso dantesco, c’ è qualcosa che
accenna a una crisi morale ben violenta, avvenuta
nell’animo dello scrittore, e ben più reale di quella
supposta dal P atin nel tempo, in cui Cicerone scriveva
il De suo consulatu. L ’epoca degli entusiasmi
era passata per sempre. Cicerone dispera di conseguire
la gloria tra gli uomini, m a si conforta col
pensiei'o che non gli si potrà contendere una gloria
più pura e perenne, una gloria pari a quella che
in cielo si tributa al grande vincitore di Cartagine:
« Ipsi autem », egli dice, « qui de nobis loquuntur,
quam loquentur d iu ?» E par che preannunzi i versi
di D ante *) :
Che fama avrai tu più, se vecchia scindi
Da te la carne, che se fossi morto
Innanzi che lasciassi il pappo e il dindi ;
P ria che passin mill’ anni ?......
È questo un fatto notevole, che, secondo noi, indica,
insieme con tan ti altri, quanto fosse diverso
1’ uomo del 703 da quello di nove anni prim a e
dim ostra ancor più com e, trattandosi di uomini
del valore di Cicerone, anche certi componimenti
di minimo valore letterario possano essere docum
enti pregevoli al biografo.
‘) Purg. C. X I.