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Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

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stu<strong>di</strong>o sul mentovato poema; perchè quella frase riproduce,<br />

forse, semplicemente un proverbio popolare.<br />

Abbiamo, è vero, nel Brutus una locuzione simile<br />

in latino; ma lì è l’aneddoto, che suggerisce al personaggio<br />

parole, che hanno solo un’ esteriore somiglianza<br />

con quelle del passo greco, e che, del resto,<br />

verrebbero sulla bocca <strong>di</strong> chiunque si trovasse in<br />

analoghe circostanze. E ci pare conveniente aggiungere<br />

che, dopo tu tto , non doveva piacere a <strong>Cicerone</strong><br />

l’ opera <strong>di</strong> Antimaco, la quale si scostava<br />

non poco dalla semplicità e dall’ ingenuità omerica<br />

e che, appunto per lo stile artificioso, piaceva<br />

tanto agli Alessandrini.<br />

Più frequente è il ricordo <strong>di</strong> Esiodo : tuttavia<br />

non è senza ragione il dubbio, che egli abbia<br />

letto solo superficialmente, se pur le conobbe, le<br />

opere <strong>di</strong> colui che i Greci stimavano primo tra<br />

gli antichi, dopo Omero. Di fa tti, negli scritti ciceroniani,<br />

non troviamo alcun giu<strong>di</strong>zio sui poemi<br />

esiodei, ma solo scarse citazioni; come quando C.<br />

Velleio *) rimprovera Zenone e Crisippo d’avere invocato,<br />

a <strong>di</strong>fesa della propria dottrina stoica, tra<br />

quelle degli altri poeti greci, anche le favole d’Esiodo.<br />

Ma da ciò non si trae, con certezza, un argomento<br />

valido a <strong>di</strong>mostrare che <strong>Cicerone</strong> abbia letto le<br />

opere <strong>di</strong> quel poeta, perchè la notizia delle fabulae<br />

poteva derivargli dalla lettura delle opere dei filosofi,<br />

che seguiva, e. all’uopo, consultava. Cita, gli è vero,<br />

*) De deor. nat., I, XV, 36, 41.

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