Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA
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filtrazioni poetiche, artes leviores; egli era, in conchiusione,<br />
<strong>di</strong> quelli che volevano elevare, <strong>di</strong>rebbe un<br />
noto critico *), anche la poesia alla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> arte<br />
utile allo Stato, come già, nei suoi vari generi, era<br />
<strong>di</strong>venuta la prosa.<br />
Con tutto questo, <strong>Cicerone</strong> <strong>di</strong>chiara degni <strong>di</strong> gran<br />
lode i poeti, e fu abbastanza stu<strong>di</strong>oso delle loro<br />
opere. Per non riportarci ai capitoli X II, XIV e<br />
X V III e agli altri del Pro Archia, i quali possono<br />
parere sospetti, contenendo essi un <strong>di</strong>re enfatico,<br />
dettato più che da profonda convinzione, dalla ragione<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa del suo cliente, è notevole che Catone<br />
nel De Senectute, chiami, <strong>di</strong>vina stu<strong>di</strong>a Ja<br />
poesia ceterasque litteras. Inoltre, <strong>Cicerone</strong>, in<br />
una lettera ad Attico !) del 59 a. C ., <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong><br />
avere stabilito <strong>di</strong> aprir commercio con le Muse; e,<br />
in una lettera allo stesso del 45 3), soggiunge che, per<br />
alleviare il dolore che gli arrecano le con<strong>di</strong>zioni<br />
della repubblica, se ne sta tutti i giorni a stu<strong>di</strong>are.<br />
E , sebben sia lecito opinare eh’ egli abbia tradotto<br />
i versi <strong>di</strong> Arato solo per esercizio e per coltivar<br />
l’oratoria, poiché credeva questa del tradurre4)<br />
esercitazione utile, non si può, d’altra parte, dubitare<br />
che egli non ne pigliasse anche <strong>di</strong>letto. E, soprattutto,<br />
il gran numero <strong>di</strong> versi, che cita nelle sue<br />
1) Storia della letteratura latina <strong>di</strong> Tamagni e D’ Ovi<strong>di</strong>o. Milano,<br />
Vallar<strong>di</strong>.<br />
2) Ad Att. II, 5, 2.<br />
3) Ad Att. II, 20, 1.<br />
*) De orat. I, 34, 154, 155.