Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA
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Stu<strong>di</strong>ò con amore questi tre, che credette som m i1);<br />
ma, come la maggior parte degli uomini del suo<br />
tem po, forse neppur lui ebbe molto caro il genere<br />
eschileo. Ammirò, come vuole il J. van Heusde ?), la<br />
vivi tragicam <strong>di</strong> questo poeta e preferì, foiose, tra le<br />
sue produzioni teatrali, quelle intorno a Prometeo,<br />
delle quali tradusse due b ra n i3); ma non esprimono<br />
un giu<strong>di</strong>zio le parole delle Tusculane4): « Ve-<br />
n ia t Aeschilus, non poèta solum sed etiam P ytha-<br />
goreus; sic enim accepimus. Quo modo fert apud<br />
eum Prometheus dolorem quem excipit ob furtum<br />
Lem nium ! » Anzi, questo brano, ove si ritiene che<br />
Eschilo fosse seguace <strong>di</strong> Pitagora, m entre gli scritti,<br />
che ce no restano, nulla <strong>di</strong>cono a tal proposito,<br />
costituisce, secondo noi, una nuova prova per <strong>di</strong>m<br />
ostrare quel che spesso abbiamo notato, che, cioè,<br />
<strong>Cicerone</strong> non è critico sempre scrupoloso; e, talvolta,<br />
come per esempio in questo luogo, mostra <strong>di</strong><br />
avere conoscenza troppo superficiale de’ suoi autori,<br />
e <strong>di</strong> accettare, con troppa leggerezza, delle leggende<br />
eru<strong>di</strong>te, come quella formatasi intorno ad Eschilo,<br />
alla quale, forse, <strong>di</strong>ede facile motivo il soggiorno<br />
che questo poeta fece in Sicilia.<br />
Ve<strong>di</strong>amo, ora, chi preferì degli altri due tragici<br />
tan to tra loro <strong>di</strong>ssimiglianti.<br />
Il Clavel, considerando che Sofocle dava al grande<br />
1) De or. I li, 7, 27.<br />
2) J. van Heusde, Cicero cptXoTrXcmov, pagg. 28, 30.<br />
3) Tusc. Disp. II, 23-25.<br />
*) Ibidem.