Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA
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ut videremus effecerit ? » *). Altrove, invece, lo<br />
ammira più per le facoltà oratorie che per le bellezze<br />
poetiche: « ornatum in <strong>di</strong>cendo ac piane oratorem<br />
» 2). E, nel 45 a. 0., scrive: « itaque ab<br />
Homeri magniloquentia conf'ero me ad vera praecepta<br />
EuptuiSou » 3).<br />
Talvolta, volendo trarre ad ogni costo dai versi<br />
omerici argomenti favorevoli alla propria tesi, par<br />
che non interpreti esattamente il pensiero del poeta.<br />
L ’ amore del sapere è grande, ei <strong>di</strong>ce in un<br />
certo luogo del De Finibus 4), e l’uomo che n ’ è<br />
preso <strong>di</strong>mentica anche la fame e la sete; sopporta<br />
ogni <strong>di</strong>sagio, pur <strong>di</strong> ottenere la piccola ricompensa<br />
<strong>di</strong> scrivere e <strong>di</strong> parlare. « Mihi quidem » egli<br />
continua, come per addurre un esempio, « Homerus<br />
huius mo<strong>di</strong> quiddam vi<strong>di</strong>sse videtur in iis, quae<br />
de Sirenum cantibus fìnxerit ». Certo, aggiunge<br />
spiegando, non sembra che egli (Omero) volesse<br />
arrestati i naviganti dalla sola dolcezza della voc e<br />
e dal variar de’ gorgheggi, ma adescarli ai loro<br />
scogli, annunziando un gran sapere col canto; e finisce<br />
col conchiudere che Omero, accorgendosi che<br />
al suo racconto non si sarebbe prestata fede, se<br />
avesse mostrato Ulisse cedente alla sola soavità del<br />
canto, immaginò l’offerta del sapere.<br />
Nè parrebbe esatto quel che <strong>di</strong>ce altrove: « Si<br />
') Tusc. V. 39. 114.<br />
2) Brut. X, 40.<br />
3) Ad fam. X III, 15, 2.<br />
4) De fin. V, 18, 49.