Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

innanzi i alla sua mente di patriota, e i personaggi
assumewano immagini quasi ieratiche di semidei.
E, alila lor volta, le opinioni filosofiche e politiche
limitando, per altro verso, la critica ciceroniana,
abbastaanza unilaterale anche quanto ai generi del
dire, i quali tutti, secondo lui, quasi s’appuntano
nell’ elcoquenza, che, forse forse, non è un genere,
ma il q genere letterario, e la sola degna d’avere una
storia. E, perciò, anche Erodoto, Tucidide e Seno-
fonte sisarebbero, secondo lu i, rimasti • senza gloria,
se nona avessero avuta un’ innata tendenza all’oratoria
*)).
La poesia, per dirne u n a, non che parente
stretta.!, è quasi sorella minore dell’ eloquenza !).
In fattti, non ha mostrato G. Cesare Strabone con
l’esemppio potersi le cause forensi trattare scaenica
prope venustate ? 3) La commozione degli affetti
non sV eleva essa alla sublimità della lirica?
E qqui cade opportuna un’ osservazione del P ascoli
4)‘), sulla quale avremo occasione di ritornare
più innnanzi: « Cicerone, egli dice, Scambiava,
(sbaglilio frequente in tutti i popoli, ma comunissimo
nei poopoli latini), la rettorica con la poesia, due arti,
se purtre arte si può chiamare la poesia, che hanno
certi s strumenti uguali, ma dissimigliantissimo il
fine, f poiché 1’ una vuol convincere e persuadere di
1) DDe orat. II, 13, 55.
a) DDe orat. III, 7, 27.
3) DDe orat. Ili, 8, 30.
*) GG. Pascoli: La poesia epica in Roma, in < Epos ». Pag. LIX.