Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

acuti giudizi sui poeti greci e latini , riuscì m igliore
traduttore che p o eta, appunto perchè, nella
critica come nella traduzione, prevale l’opera della
riflessione consapevole. L a larga erudizione, la cultura
vastissima , l’ ingegno poderoso e il non comune
senso dell’ arte non bastano a produrre
quella grande poesia creatrice, che dà diritto a
una gloria stabile e duratura. Ecco perchè neppure
i critici più entusiasti hanno osato chiamare
Cicerone vero poeta. Anche i più benevoli l’han
com parato, piuttosto che con 1’ ideale altissimo
della vera poesia, con la mediocrità de’ suoi predecessori
e con le condizioni dell’ am biente letterario
de’ suoi tempi, e han dovuto necessariamente conchiudere
che, se si fossero date certe condizioni, Cicerone
sarebbe certamente, a loro giudizio, riuscito
assai migliore poeta che non fu in effetto. Di queste
congetture c’ è parso che troppo spesso abbiano abusato
i critici; tuttavia,, l’autorità del loro esempio
c’ induce a sperare che si perdoni anche a noi una
modestissima opinione, con la quale chiuderemo il
nostro studio, ed è questa: Se Cicerone, invece di
dare opera a poemi d ’ una certa mole e di una
certa larghezza di disegno, come son quelli a
cui attese, si fosse provato in quel genere, che è
il più accessibile alle persone colte e dotate bensì
di un ingegno poetico, m a non già di quella
vena feconda, che si richiede per dar vita a tu tta
un’ azione grandiosa ; se avesse sfogato, in brevi
componimenti lirici, il suo sincero amor patrio,
il suo vivo dolore per la decadenza, ogni giorno più