Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

di scuola, abborrenti da quanto sapesse di arcaico,
giudicavano, bene spesso, gli antichi co’ criteri artistici
propri dell’età loro, e si lasciavano, talvolta,
andare a una certa irriverenza verso i primi padri
della poesia romana l).
E appunto in mezzo agli avvenimenti più vari,
mentre Roma, negli ultimi procellosi anni della repubblica,
al dir di Tacito *), infiacchisce nelle lotte
intestine, per cadere poi sotto la dominazione di un
solo, e le lettere, tra gli ondeggiamenti e le incertezze,
che son propri di una letteratura di riflessione,
s ’avviano allo splendore del secolo aureo,
nel qoale le discordi voci, rispecchianti il fiero
contrasto delle passioni diverse, si fonderanno in
un soho, tranquillo e uguale inno di pace; proprio
quandco, sotto la vecchia scorza del tronco letterario,
già si sentono scorrere abbondanti le linfe novelle,
annunaziatrici del prossimo rigoglio artistico, spunta
sull’ onrizzonte della civiltà romana il grande Ar-
pinatee. Ai suoi tempi, la critica letteraria risente
ancoraa de’ pregiudizi più comunemente accettati,
originaati dalle reminiscenze di scuola e dalla lettura
ddelle opere platoniche. Anche Cicerone ripete
volenttieri ciò che ha appreso da uomini sommi
ed erruditissimi : cioè, che, mentre ogni altro scrittore
titutto deriva dai precetti della scuola e dell’arte,
ì, il poeta, al contrario, trae la sua forza dalla
naturala stessa, viene eccitato dal vigor dell’ingegno
*) OiJr. — Ep. ad Aug.
*) Ttfac. — Ann. I. 1.