Dell'ingegno poetico di Cicerone.pdf - EleA@UniSA

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I versi di cui parliamo furono da lui messi erroneamente in bocca ad A gam ennone, invece che ad Ulisse; ma non si può sapere se, quando Cicerone li scrisse, fosse caduto nel medesimo errore, oppure, come forse parrebbe più verisimile , 1’ equivoco sia stato prodotto da u n ’ im perfetta reminiscenza del luogo dell’ Iliade, a cui si riferiscono e da u n ’eccessiva fretta di citazione. Checché sia di ciò, intorno a questo brano faremo poche osservazioni, intese appunto a m ettere in chiaro la tendenza accennata più innanzi. Il primo verso ci pare sia stato reso dal giovinetto con molta energia e con un certo impeto caloroso, che crediamo dovuto al fine accorgimento, con cui il traduttore ha saputo conservare in latino la prevalenza alla serie d attilica su la spondaica. Il ciceroniano: Ferte, viri, et duros animo tolerate labores non impallidisce di fronte all’ omerico tX v ìT c , tpiX oc, xa'i [/.eivxt’ s ir i o v o v ... Ma ben meschina cosa ci sembra l’amplificazione della proposizione finale del testo in due versi non punto belli, i quali, per giunta, contengono una strana locuzione, che par coniata apposta per aduggiare la lucida e chiara espressione dell’originale. Omero s’ era contentato d ’ aggiungere alle parole su riferite un semplice o
Cicerone ha bisogno di un lungo giro di parole: Auguris u t nostri Calchantis fata queamus. Scire, ratosne habeant an vanos pectoris orsus. I due versi che seguono, invece, tradotti fedelmente e con efficacia, conservano abbastanza bene la sobrietà del testo ; tanto più che il Poeta, in essi ha saputo trovar modo di rendere, con un verbo (:retentant) e con un compimento (memori mente) appropriatissimi, i due avverbi che seguono: ts xaì 7ip
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI SALERNO BIB
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DELL’INGEGNO POETICO DI CICERONE
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N ‘ 3/,43.
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Parte Priima. INDICE Prefazione....
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PREFAZIONE Non solo quanti attendon
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la critica ciceroniana, indagarne l
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e ispirato da certo estro *). Quell
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aggiunge, col solito lepore, che l
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cose e a cose, cui ,1’ anima si s
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ebbe? Forse quello elevato di Vergi
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filtrazioni poetiche, artes leviore
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di Sofocle, perchè li stimava più
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ut videremus effecerit ? » *). Alt
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studio sul mentovato poema; perchè
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come quelli che rivelavano i moti d
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Degli altri lirici, ricorda due vol
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iconoscere che non c’ è quasi da
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E dagli Acarnesi toglie ed accomoda
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nazione più o meno libera, si ha d
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oratore romano più m ateria da tra
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pidea. Infatti, a Cesare scrive: «
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Arato — Callimaco — Nicandro
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itorneremo su ciò, quando dovremo
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d’un pezzo e con le medesime opin
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auguri Romolo e Remo '), e par ne s
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di esagerare collocando anche quest
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zavano *) i vecchi, invece di attin
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Page 66 and 67: il Superbo *); e cita ancora altri
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Page 70 and 71: tinitatis »*). Cicerone, poi, si s
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Page 74 and 75: dolce. Egli non nega all’autore d
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Page 92 and 93: non sappiamo, in alcun modo, conten
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Page 123: Nota. — Il lettore correggerà da
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