ENTI LOCALI E SVILUPPO SOSTENIBILE - Centri di Ricerca

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consumi e investimenti che contribuiscono direttamente al benessere economico. Il MEW (Measure of economic welfare) e l’ISEW (Index of sustainable economic welfare) correggono il prodotto nazionale, per tenere conto del valore del tempo libero e dell’economia sommersa, dei costi collegati ai danni ambientali e degli effetti distributivi. Infine, si possono utilizzare altri indicatori come l’HDI (Human development index), l’HPI (Human poverty index) e l’HNA (Human needs assessment) (Qizilbash [2001]). In particolare, molti autori si basano sull’HDI, che è un indicatore sintetico dello sviluppo “umano”, che misura i progressi compiuti dai diversi Paesi sulla base di tre dimensioni, l’aspettativa di vita, l’accesso all’istruzione e lo standard di vita. 1.3 Lo Sviluppo sostenibile: dalla teoria alla pratica con Agenda 21? Un grande impulso all’approfondimento del concetto di sviluppo sostenibile e soprattutto all’attuazione di politiche e azioni concrete per il perseguimento dello sviluppo sostenibile è venuto dal vertice mondiale tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, sfociato in Agenda 21, un accordo sottoscritto dalle nazioni presenti, con gli obiettivi di “fulfilment of basic needs, improved living standards for all, better protected and managed ecosystems and a safer, more prosperous future”, da perseguire in “a global partnership for sustainable development”. Agenda 21, oltre a stabilire alcuni principi fondamentali che dovrebbero guidare le politiche dei Governi, indica – come il termine stesso suggerisce – l’insieme delle cose da fare; è articolata in sezioni, dedicate ai temi economici, ambientali e sociali e, per ciascuna, definisce obiettivi, strategie e mezzi di implementazione. Agenda 21 pone grande enfasi sull’elaborazione delle NSDS (National sustainable development strategies), come strumenti per tradurre in azioni concrete gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Una NSDS infatti si può definire come a strategic and participatory process of analisys, debate, capacity strenghtening, planning and action towards sustainable development. Ciascun Paese dovrebbe quindi dotarsi di una strategia, porsi degli obiettivi, attuare politiche, a seconda delle proprie caratteristiche e della propria situazione politica, sociale e culturale. Non ci può essere infatti un approccio globale – nel senso di uguale per tutti i Paesi - al problema dello sviluppo sostenibile (PAES, 2002), proprio perché, come è stato ampiamente discusso, il concetto stesso di sviluppo sostenibile è molto complesso, per alcuni aspetti ambiguo, richiede che siano resi espliciti i trade-off tra crescita economica, equità sociale e protezione dell’ambiente. È proprio sulla base di queste considerazioni che Agenda 21 sottolinea con vigore la necessità che al processo decisionale partecipino tutte le forze politiche e sociali interessate, a qualunque livello, internazionale, nazionale e locale, in modo da arrivare alla costruzione di un adeguato e ampio consenso sulle strategie e politiche da intraprendere. Mancano però orientamenti e indicazioni precise sul piano operativo. Questa è forse una delle cause principali del relativo insuccesso di Agenda 21. A più di dieci anni di distanza, i progressi compiuti sul fronte dello sviluppo sostenibile non sono infatti soddisfacenti e, come ha sottolineato l’Unione Europea “le tendenze insostenibili prevalenti ai tempi di Rio non sono state invertite”, le pressioni sull’ambiente sono forse in aumento in tutte le aree del pianeta, il divario nelle condizioni di vita tra il Nord 9
e il Sud del mondo non sembra essersi attenuato. Non è trascurabile, d’altra parte, il problema di reperire le risorse finanziarie necessarie a finanziare a livello mondiale le politiche per lo sviluppo sostenibile ed anche sotto questo aspetto non sono stati compiuti significativi passi avanti. Tuttavia ci sono alcuni elementi positivi che vale la pena di sottolineare in conclusione. Certamente Agenda 21 ha sensibilizzato politici e opinione pubblica ai problemi dello sviluppo sostenibile, molti Paesi hanno adottato strategie basate sui principi e sugli impegni sottoscritti a Rio, hanno creato organismi ed istituzioni deputati ad affrontare il problema. Progressi sono stati compiuti anche sul fronte della costruzione, utilizzo e diffusione di una serie di indicatori di sviluppo sostenibile e sul fronte dei sistemi di contabilità nazionale ambientale. Positivo sembra, infine, essere stato, come si vedrà nel prossimo capitolo, anche il coinvolgimento degli enti di governo locali. Forse il contributo più significativo di Agenda 21 si è manifestato sul piano culturale, che è un presupposto necessario per l’attuazione di politiche concrete. 10
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