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ENTI LOCALI E SVILUPPO SOSTENIBILE - Centri di Ricerca

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agli investimenti in capitale naturale (risorse naturali, atmosfera, suolo, acque,<br />

foreste…), così da conservarlo, favorirne la crescita riducendo gli sprechi; l’incremento<br />

nell’utilizzo <strong>di</strong> energie rinnovabili; gli incentivi per una maggiore efficienza nel<br />

consumo; l’attuazione <strong>di</strong> politiche sociali, me<strong>di</strong>ante programmi sanitari, occupazionali,<br />

abitativi, volte a ridurre le <strong>di</strong>seguaglianze e a migliorare la qualità della vita dei<br />

citta<strong>di</strong>ni; l’introduzione <strong>di</strong> politiche <strong>di</strong> pianificazione nell’utilizzo del territorio che<br />

tengano conto delle problematiche ambientali; l’introduzione <strong>di</strong> programmi che<br />

contribuiscano ad una globale riduzione dell’inquinamento; gli incentivi alla<br />

partecipazione dei gruppi <strong>di</strong> interesse e dei citta<strong>di</strong>ni in generale alla formazione e<br />

realizzazione <strong>di</strong> A21L.<br />

Anche all’interno della Carta <strong>di</strong> Aalborg, si definiscono le tappe <strong>di</strong> un percorso<br />

possibile <strong>di</strong> implementazione <strong>di</strong> A21L al pari <strong>di</strong> quello previsto dal documento ICLEI<br />

del 1995:<br />

• in<strong>di</strong>viduazione degli strumenti <strong>di</strong> programmazione e delle risorse finanziarie<br />

esistenti, dei piani e programmi <strong>di</strong> supporto;<br />

• in<strong>di</strong>viduazione delle problematiche e delle relative cause, facendo ampio ricorso alla<br />

consultazione dei citta<strong>di</strong>ni;<br />

• attribuzione delle priorità ai problemi in<strong>di</strong>viduati;<br />

• formazione <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> vista comune attraverso la partecipazione della<br />

collettività, in particolare dei soggetti <strong>di</strong> ogni settore interessato;<br />

• valutazione delle strategie alternative;<br />

• adozione dei Piani locali <strong>di</strong> azione a lungo termine;<br />

• programmazione della attuazione del Piano;<br />

• procedure <strong>di</strong> relazione e monitoraggio della attuazione del Piano.<br />

3.4 L’esperienza italiana <strong>di</strong> Agenda 21 locale<br />

3.4.1 L’impegno politico<br />

Il primo passo compiuto in Italia verso la realizzazione dei contenuti del capitolo<br />

28 dell’Agenda 21 ha rispettato la data prevista. Infatti nel 1993, è stata approvata la<br />

Delibera del CIPE relativa al Piano Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia,<br />

dove si legge che “perseguire lo sviluppo sostenibile significa ricercare un<br />

miglioramento della qualità della vita pur rimanendo nei limiti della ricettività<br />

ambientale”.<br />

Da questo concetto generale <strong>di</strong>scendono i tre elementi su cui si dovrebbe basare<br />

una politica <strong>di</strong> sviluppo sostenibile:<br />

1. assicurare coerenza tra le politiche settoriali, integrando “considerazioni<br />

ambientali in tutte le strutture <strong>di</strong> governo centrale e in tutti i livelli <strong>di</strong><br />

governo”;<br />

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