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Gli operai comuni s<strong>on</strong>o caratterizzati da un turnover elevato: quasi il<br />

40% <str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g>sciano l’azienda entro un anno, <str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g> loro distribuzi<strong>on</strong>e è quasi<br />

spaccata in due settori: il 40% a breve permanenza ( meno di un anno)<br />

e il 60% a permanenza più lunga( da 1 a 5 anni, da 5 a 10 anni e oltre<br />

10 anni). Poiché oltre il 50% di essi, come si è visto è composto da<br />

giovani sotto i trent’anni è probabile che sia <str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g> parte più soggetta alle<br />

permanenze brevi, ed è probabilmente anche <str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g> frangia meno<br />

qualificata. Si tratta di una parte minoritaria, rispetto a quel<str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g> che<br />

permane a lungo nell’azienda, segno che anche per <str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g> manodopera<br />

poco qualificata vi s<strong>on</strong>o possibilità di carriera o comunque n<strong>on</strong> è<br />

c<strong>on</strong>veniente dimettersi. Ben il 35% degli operai comuni<br />

restano<br />

infatti da 1 a 5 anni, oltre il 15% da 5 a 10 anni e oltre il 13% più di<br />

10 anni.<br />

Sebbene <str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g> quota di operai comuni temporanei sia piuttosto<br />

c<strong>on</strong>sistente, questa qualifica n<strong>on</strong> è certo <str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g> principale resp<strong>on</strong>sabile del<br />

turnover.<br />

Osservando <str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g> tabel<str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g> 3.7, re<str<strong>on</strong>g>la</str<strong>on</strong>g>tiva alle permanenze degli operai, si<br />

nota subito come l’altra comp<strong>on</strong>ente del ricambio di manodopera di<br />

cui si diceva sopra, sia presente in questa distribuzi<strong>on</strong>e, un operaio su<br />

pp. 67-71. Ma lo stesso fenomeno è stato osservato anche da Peyrano, op. cit., pp. 135-150.<br />

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