2. Si veda in propositol’Allegato 2, Il disegnodella ricerca.I risultati della presente indagine, hanno consentito di quantificarein che misura, nei vari settori istituzionali considerati, secondo qualitipologie di servizi, con quali partner,con quali effetti percepiti le<strong>amministrazioni</strong> hanno proceduto all’esternalizzazione di attività diloro competenza e/o parti o interi processi di servizio.L’esternalizzazione era definita come una scelta in base alla quale unaqualsiasi unità della pubblica amministrazione, per svolgere attivitàe/o servizi di sua competenza, ricorre ad un’altra unità istituzionale,non compresa tra le <strong>pubbliche</strong> <strong>amministrazioni</strong>.I risultati presentati hanno messo in luce che nella maggior partedelle <strong>amministrazioni</strong> interpellate, da lungo tempo il ricorso a fornitoriesterni, in molti campi di attività, è considerata una pratica consolidata.Apparentemente, dunque, il ricorso a forme di esternalizzazionepiuttosto che essere ritenuta una novità o, in senso più stretto,una innovazione organizzativa, è trattato come una modalità operativacon la quale si osserva, da molti anni, una frequentazione e, infondo, anche una consuetudine amministrativa, così ampia da renderel’esternalizzazione stessa una scelta non eccezionale o nuova, madel tutto familiare nell’amministrazione italiana.Una simile teoria, che considera il fenomeno come una consuetudine,tuttavia, si presta ad un approfondimento critico. Basti porremente al fatto che solo in pochissimi casi <strong>nelle</strong> <strong>amministrazioni</strong> interpellate,processi considerati di esternalizzazione sono stati oggetto dianalisi economica ed organizzativa preventiva, in pochissimi casi èdisponibile documentazione contabile (accessibile) su costi associabilia contratti di esternalizzazione e, infine, non sono quasi mai disponibiliinformazioni per valutare gli effetti organizzativi degli interventiconsiderati di esternalizzazione.La problematicità di interpretazione dei dati si spiega per diverseragioni. Tra queste è opportuno rilevare almeno che, sebbene in uncrescente numero di pubblicazioni, anche scientifiche, si parli diesternalizzazione da anni (ma adottando, di volta in volta, nozioni oformule diverse come, ad esempio, quella di privatizzazione, di outsourcing,dicontracting out, o di purchase of service contracting,ecc.),una definizione istituzionale e condivisa di esternalizzazione ancoranon è disponibile e, dunque, è ragionevole che, in pratica,i punti divista sull’esternalizzazione stessa varino a seconda degli interlocutori,i quali adottano, a seconda delle esperienze prevalenti in ciascunaamministrazione, concettualizzazioni, a volte, a maglie più larghe,altre volte più strette.Nell’ambito di questa indagine il processo di esternalizzazione èstato circoscritto usando una definizione operativa articolabile secondotre criteri e di carattere descrittivo, essendo essa orientata a fornireun quadro istituzionale del fenomeno in esame. In particolare, sisostiene che, data una unità istituzionale appartenente alla pubblicaamministrazione (secondo i criteri del sistema europeo dei conti, ilcosiddetto SEC95 2 ), l’esternalizzazione consiste:1. nel trasferimento di attività e/o di servizi riconducibili alle compe-112 LE ESTERNALIZZAZIONI NELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
tenze dell’unità di riferimento ovvero, se di nuova individuazione,ad essa attribuibili per competenza,2. ad altra unità istituzionale formalmente organizzata (riconosciuta,dunque, come entità destinata alla produzione di beni e servizi),3. non appartenente all’insieme delle <strong>pubbliche</strong> <strong>amministrazioni</strong> (e perciòqualificabile come istituzione nonprofit pubblica, o come istituzionenonprofit privata, oppure come impresa privata for profit).Come si nota, la definizione utilizzata prescinde dal tipo di strumentogiuridico utilizzato, nei singoli casi, per regolare il trasferimentodi attività e/o servizi. In effetti, nel corso della ricerca gli strumentiutilizzati per esternalizzare sono stati impiegati come variabili classificatorie,utilizzabili cioè per distinguere e aggregare secondo modalitàindipendenti, le diverse tecniche di esternalizzazione in uso.L’adozione di questa accezione consente di evidenziare alcuneprime acquisizione conoscitive di una qualche rilevanza.La prima è relativa alla diffusione del fenomeno ed ai settori maggiormenteinteressati dallo stesso. Come detto, tra le <strong>amministrazioni</strong>interpellate circa il 95% ha dichiarato di aver provveduto a esternalizzare,nel 2003 e/o in precedenza, parte delle attività e/o dei servizi dipropria competenza. Inoltre, nel corso degli anni considerati, la partepiù consistente di <strong>amministrazioni</strong> dichiara di avere esternalizzatoservizi interni (82,9% e soprattutto per lo svolgimento di sevizigestionali e di manutenzione); seguono le <strong>amministrazioni</strong> che esternalizzanoservizi finali (77,3%, particolarmente in evidenza nel casodello smaltimento rifiuti e servizi socio-assistenziali) e attività di tipoamministrativo (62,6%, in questo caso accentuata è la presenza diservizi legati alla gestione dell’informatica).Altro elemento di rilievo è quello relativo ai fornitori che si individuanoin questo panorama. I capitoli che precedono hanno evidenziatoche, tra i diversi tipi di fornitori possibili, quello più frequentementeutilizzato dalle <strong>amministrazioni</strong> in caso di <strong>esternalizzazioni</strong>, èrappresentata dalle imprese private sotto controllo privato (87,1%).Al secondo posto si collocano ancora le imprese private, ma sottocontrollo pubblico (utilizzate dal 46,7% delle <strong>amministrazioni</strong> interpellate).Valori più bassi si registrano per le rimanenti tre tipologie difornitori considerate: il 37,3% delle <strong>amministrazioni</strong> si rivolgono aistituzioni nonprofit sotto controllo privato e il 30,7% ad altre istituzioni<strong>pubbliche</strong>, mentre sono solo il 12,9% le <strong>amministrazioni</strong> che sirivolgono a istituzioni nonprofit sotto controllo pubblico.Infine, grande interesse rivestono i dati relativi ai tipi di affidamento.Tra le modalità seguite per la scelta del fornitore si osservainfatti un maggiore ricorso alla trattativa privata (63,1%), seguita,nell’ordine, dall’asta pubblica (49,7%), dall’affidamento diretto(47,0%) e dalla licitazione privata (33,3%). <strong>Le</strong> altre modalità diacquisizione del fornitore sono state utilizzate da meno di unquinto delle <strong>amministrazioni</strong> che hanno stipulato contratti nel2003, e il valore più basso si rileva per gli accordi di programma(6,0%).BREVI OSSERVAZIONI CONCLUSIVE 113
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nali che agiscono da produttori di
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2.5 Generalizzazione dei risultati
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E. Gualmini, L’amministrazione ne
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R. Mussari (curatore e coautore), M
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