Non meno significative sono le esperienze di esternalizzazione daparte di più aziende <strong>pubbliche</strong> operanti nella medesima area territorialedi una stessa funzione core che viene esercitata per tutte le aziendecoinvolte da un’unica azienda giuridicamente distinta, alla qualevengono assegnate anche risorse intellettuali.Si pensi, a titolo di esempio, all’esperienza recente dei consorzi diarea vasta in Toscana. Pensati come modalità per realizzare forme istituzionalidi cooperazione nel sistema sanitario toscano, costituiti informa di s.r.l., i consorzi rappresentano dei server,ovvero degli organismidi supporto, titolari, in via esclusiva, di alcune competenze efunzioni specifiche trasferite dalle aziende sanitarie – in questa primafase, si tratta delle funzioni relative all’acquisizione di beni e di servizi.Si tratta quindi di organismi gestionali autonomi di natura privatisticaaventi come soci le aziende sanitarie dell’area vasta, le quali sonochiamate a fornire anche il personale necessario attraverso il meccanismodell’assegnazione funzionale.Non meno significativo è il caso di <strong>amministrazioni</strong> locali cheindividuano forme di cooperazione per la gestione associata di serviziindiretti, di rilevanza certamente strategica.Sul piano dell’organizzazione dei controlli è lo stesso Testo Unicodegli Enti Locali ad aprire la prospettiva della gestione associata delservizio prevedendo all’art. 147, comma 4, che per l’effettuazione deicontrolli interni, più <strong>amministrazioni</strong> locali possano istituire ufficiunici.<strong>Le</strong> semplificazioni sopra ricordate servono a comprendere che,molto spesso, l’esternalizzazione dei servizi tanto finali che di supporto,vicinio meno all’attività core dell’amministrazione e di complessitàpiù o meno intensa, sono spesso affidati ad aziende che, rette informe giuridiche private o <strong>pubbliche</strong>, sono controllate dall’amministrazionemedesima.Naturalmente, le disposizioni normative possono, almeno in alcunicasi, prevedere che l’affidamento di un servizio sia disposto solo aseguito di una gara alla quale possono partecipare anche aziende noncontrollate da una amministrazione.In tale circostanza, diversamente dall’ipotesi dell’affidamentodiretto, all’azienda pubblica è chiesto almeno di competere per ilmercato con aziende giuridicamente ed economicamente private(anche appartenenti al cosiddetto terzo settore).Tuttavia, a prescindere dalla circostanza che sia obbligatorio ricorrerea forme di competizione per l’acquisizione dell’affidamento, anoi pare che una parte significativa degli effetti positivi che la teoriaeconomia e manageriale attribuisce all’esternalizzazione venganomeno nell’ipotesi in cui sia comunque un’azienda controllata politicamentea svolgere tali attività.Soprattutto se si osserva il procedere rapido del fenomeno deigruppi pubblici locali, risulta agevole concludere che si sta riproponendosu scala locale un’esperienza che a livello nazionale è ormaiconsiderata come superata.30 LE ESTERNALIZZAZIONI NELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
1.5 Processo di esternalizzazione e analisi dei costiMolte sono le variabili qualitative e quantitative da prendere in considerazioneal momento in cui si decide di valutare l’opportunità diesternalizzare una produzione, come abbiamo cercato di chiarireelencando i vantaggi ed i limiti del processo di esternalizzazione. Frale variabili quantitative che costituiscono la piattaforma informativain base alla quale assumere la decisione rivestono particolare rilievoquelle contabili di natura economica. In sostanza, per potere assumererazionalmente la scelta se mantenere internamente la produzione,ad esempio, di un servizio o se, in alternativa, affidarla ad un’altraazienda occorre avere a disposizione informazioni attendibili sulcosto di produzione del servizio che si intende considerare ai fini diun suo potenziale affidamento in outsourcing.<strong>Le</strong> informazioni di costo indispensabili ad assumere le decisionialle quali ci riferiamo sono di tipo analitico e possono essere forniteesclusivamente da una delle tecniche più diffuse del controllo digestione: la contabilità analitica (d’ora in poi, per brevità CoA).Pertanto, la prima osservazione da avanzare è che <strong>nelle</strong> <strong>amministrazioni</strong><strong>pubbliche</strong> prive di CoA (fenomeno questo peraltro ancoradiffuso nonostante le disposizioni normative, di fatto, la imponganoalle <strong>amministrazioni</strong> <strong>pubbliche</strong> anche centrali) è probabile che ledecisioni del tipo make or buy si basino su dati di natura finanziaria(spese) magari integrati con qualche informazione economica derivataper via extra-contabile (quote di ammortamento dei beni durevoli,ad esempio). Tali soluzioni appaiono semplicistiche in quanto finisconoper influenzare in modo, al minimo, discutibile, l’assunzione didecisioni che, in molte circostanze, assumono una sicura valenza strategica6 (Mussari, 2001.b; Barretta, 2001).Infatti, è la CoA che, fra l’altro, consente di rispondere ad un quesitocentrale per tutte le <strong>amministrazioni</strong> <strong>pubbliche</strong> che si pongono difronte alla scelta se esternalizzare o meno una produzione e, vale adire: quanto costa? In altre parole, è solo attraverso l’impiego di taletecnica contabile, che è possibile determinare il valore delle risorseconsumate in riferimento a diversi possibili oggetti di costo, cioèunità economiche di riferimento, i costi delle quali costituisconoinformazioni utili al management pubblico per assumere decisionicoerenti e razionali,nonché per valutare comportamenti ed effettidelle decisioni già assunte o da assumere.In particolare, le determinazioni dei costi consuntivi, cioè quellirelativi a processi produttivi che si sono già svolti, sono utili, oltre cheper la valutazione delle prestazioni dei responsabili delle struttureorganizzative, anche per assumere decisioni di convenienza ad esternalizzare.Èopportuno mettere in evidenza che gli oggetti di costo normalmenteconsiderati dalla CoA ai fini del controllo dei costi in fase concomitantepossono coincidere con quelli che si intende esternalizzare(tipico è il caso delle attività produttive svolte da un singolo centro di6. Mentre il D.Lgs.267/2000 (TUEL) non haintrodotto per le <strong>amministrazioni</strong>locali uno specificomodello di contabilitàdei costi, la previsione dicui all’art. 10, comma 1,del D.Lgs. 279/97 ha avutoper le AmministrazioniCentrali dello Stato il suocoronamento nella esplicitaspecificazione di unpiano dei conti di CoA e diuna specifica metodologiadi rilevazione progressivamenteaggiornata emigliorata. <strong>Le</strong> modalità ditenuta della CoA sonostate invece lasciate dallegislatore del TUEL allaautonoma determinazionedelle <strong>amministrazioni</strong>locali. Quanto scritto nonvuol certo significare chemanchino esplicite previsionidella CoA, a meno diinterpretazioni artificiosamenteriduttive, di sicuraapplicabilità alle <strong>amministrazioni</strong>locali. Per limitarele citazioni al TUEL,basterà ricordare l’art. 196(comma 2): “… comparazionetra i costi e la quantitàe qualità dei serviziofferti…”; l’art. 197(comma 2 lett. b): “rilevazionedei dati relativi aicosti ed ai proventi nonchérilevazione dei risultatiraggiunti”; (comma 3):“Il controllo di gestione èsvolto in riferimento aisingoli servizi e centri dicosto, ove previsti, verificandoin maniera complessivae per ciascun servizioi mezzi finanziariacquisiti, i costi dei singolifattori produttivi, i risultatiqualitativi e quantitativiottenuti e, per i servizia carattere produttivo, iricavi”.L’OGGETTO DELL’INDAGINE 31
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E. Gualmini, L’amministrazione ne
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