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Le esternalizzazioni nelle amministrazioni pubbliche

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Più dinamiche, in questi ambiti, sembrano invece le <strong>amministrazioni</strong>locali tra le quali non solo oltre la metà (il 50,7%) afferma diavere avviato <strong>esternalizzazioni</strong> in tutte le tipologie di attività consideratema si registrano quote relative eccedenti i valori marginali invarie composizioni e, soprattutto, in quelle che comprendono laofferta di servizi finali.La differenziazione territoriale indica che le <strong>amministrazioni</strong>localizzate nel Nord e nel Mezzogiorno risultano più dinamiche inquesto campo e, infatti, oltre la metà di esse dichiara di avere avviato<strong>esternalizzazioni</strong> <strong>nelle</strong> tre tipologie considerate (rispettivamente, il55,9% e il 50,5%) (tavola 3.2). Non altrettanto si osserva per le unitàlocalizzate nel Centro, delle quali solo poco più di un terzo ha avviato,fino al 2003, <strong>esternalizzazioni</strong> di attività amministrative, di serviziinterni e finali (38,5%, circa 11 punti percentuali al di sotto del datocomplessivo). Al contrario, si osservano quote relativamente elevatedi <strong>amministrazioni</strong> localizzate <strong>nelle</strong> regioni del Centro, tra le qualispicca naturalmente la presenza dei ministeri, che esternalizzanosoprattutto attività di tipo amministrativo e servizi interni (16,7%).Tra le cinque tipologie di fornitori possibili, quella più frequentementescelta dalle <strong>amministrazioni</strong> (902 unità, pari all’87,1%) peresercitare le attività o rendere i servizi da esse esternalizzati, è rappresentatadalle imprese private sotto controllo privato. Al secondoposto si collocano ancora le imprese private, ma sotto controllo pubblico,le quali sono scelte dal 46,7% delle <strong>amministrazioni</strong> interpellate(figura 3.7 e tavola 4.1). Valori più bassi si registrano per lerimanenti tre tipologie di fornitori considerate. In particolare, siregistra che 386 delle <strong>amministrazioni</strong> intervistate, pari al 37,3%, sisono rivolte a istituzioni nonprofit sotto controllo privato, il 30,7% aistituzioni <strong>pubbliche</strong>, mentre sono solo 134, pari al 12,9%, le <strong>amministrazioni</strong>che si rivolgono a istituzioni nonprofit sotto controllopubblico.La suddivisione per sottosettore istituzionale mostra, da partedelle <strong>amministrazioni</strong> centrali, un maggior ricorso a istituzioni nonprofitsotto controllo pubblico (20,8%, +7,9 punti percentuali rispettoal valore complessivo), a imprese private sotto controllo privato (94,8%,+7,7 punti percentuali) e a istituzioni <strong>pubbliche</strong> (32,5%, +1,8 puntipercentuali). Al contrario, le quote di <strong>amministrazioni</strong> centrali che sirivolgono a imprese private sotto controllo pubblico (37,7%) e, soprattutto,a istituzioni nonprofit sotto controllo privato (24,7%), sono inferiorialle rispettive quote registrate per la totalità delle unità osservate(rispettivamente, -9 e -12,6 punti percentuali).I RISULTATI DELLA RICERCA: DIFFUSIONE DELL’ESTERNALIZZAZIONE ED EFFETTI RILEVATI 63

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