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acta ordinis fratrum minorum - OFM

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A07nterno:ACTAORDINIS 16/5/07 16:36 Page 13EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS 13nalmente il significato della Scrittura e, dall’altra,tenere conto della capacità di questagente, del loro contesto vitale, e arrivare aun cristianesimo realistico e nello stessotempo molto profondo.Poi, naturalmente per me era molto importantel’esegesi: abbiamo avuto due esegetiun po’ liberali, ma tuttavia grandi esegeti,anche realmente credenti, che ci hannoaffascinati. Posso dire che, realmente, la SacraScrittura era l’anima del nostro studioteologico: abbiamo realmente vissuto conla Sacra Scrittura e imparato ad amarla, aparlare con essa. Poi ho già detto della Patrologia,dell’incontro con i Padri. Anche ilnostro insegnante di dogmatica era personaallora molto famosa, aveva nutrito la suadogmatica con i Padri e con la Liturgia. Unpunto molto centrale era per noi la formazioneliturgica: in quel tempo non c’eranoancora cattedre di Liturgia, ma il nostro professoredi Pastorale ci ha donato grandi corsidi liturgia e lui, al momento, era ancheRettore del seminario e così, liturgia vissutae celebrata e liturgia insegnata e pensataandavano insieme. Questi, insieme con laSacra Scrittura, erano i punti scottanti dellanostra formazione teologica. Di questo sonosempre grato al Signore, perché insiemesono realmente il centro di una vita sacerdotale.Altro interesse era la letteratura: era obbligatorioleggere Dostoevskij, era la modadel momento, poi c’erano i grandi francesi:Claudel, Mauriac, Bernanos, ma anche laletteratura tedesca; c’era anche una edizionetedesca del Manzoni: non parlavo in queltempo italiano. Così abbiamo un po’, inquesto senso, anche formato il nostro orizzonteumano. Un grande amore era anche lamusica, come pure la bellezza della naturadella nostra terra. Con queste preferenze,queste realtà, in un cammino non semprefacile, sono andato avanti. Il Signore mi haaiutato ad arrivare fino al sì del sacerdozio,un sì che mi ha accompagnato ogni giornodella mia vita”.BENEDETTO XVI[L’Osservatore Romano, 10-20 febbraio 2007]7. Discorso ai Penitenzieri delle quattroBasiliche pontificie romaneCittà del Vaticano, Sala Clementina,19 febbraio 2007IL CONFESSORE:PADRE, GIUDICE SPIRITUALE,MAESTRO, EDUCATORECari fratelli!Sono lieto di accogliervi e vi saluto tutticon affetto, ad iniziare dal Cardinale JamesFrancis Stafford, Penitenziere Maggiore,che ringrazio per le cortesi parole poc’anzirivoltemi. Con lui saluto il Reggente, Mons.Gianfranco Girotti, e i membri della PenitenzieriaApostolica. Questo incontro mi offrel’opportunità di esprimere vivo compiacimentosoprattutto a voi, cari Padri Penitenzieridelle Basiliche Papali dell’Urbe, peril prezioso ministero pastorale, che con solertededizione svolgete. Al tempo stesso miè caro estendere un cordiale pensiero a tuttii sacerdoti del mondo che si dedicano conimpegno al ministero del confessionale.Il Sacramento della penitenza, che tantaimportanza ha nella vita del cristiano, rendeattuale l’efficacia redentrice del Mistero pasqualedi Cristo. Nel gesto dell’assoluzione,pronunciata a nome e per conto della Chiesa,il confessore diventa il tramite consapevoledi un meraviglioso evento di grazia.Ottemperando con docile adesione al Magisterodella Chiesa, egli si fa ministro dellaconsolante misericordia di Dio, evidenzia larealtà del peccato e manifesta al tempo stessola smisurata potenza rinnovatrice dell’amoredivino, amore che ridona la vita. Laconfessione diventa quindi una rinascitaspirituale, che trasforma il penitente in unanuova creatura. Questo miracolo di graziasolo Dio può operarlo, e lo compie attraversole parole e i gesti del sacerdote. Sperimentandola tenerezza e il perdono del Signore,il penitente è più facilmente spinto ariconoscere la gravità del peccato, più decisonell’evitarlo per restare e crescere nellariannodata amicizia con Lui.In questo misterioso processo di rinnovamentointeriore il confessore non è spettatorepassivo, ma persona dramatis, cioè

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